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Le foreste dell’Ue contro l’emergenza climatica

Se gestite in modo più sostenibile, ogni anno le foreste dell’Ue potrebbero assorbire il doppio dell’anidride carbonica (CO2), secondo un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania all’istituto indipendente di ricerca […]

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 24 dicembre 2020

Se gestite in modo più sostenibile, ogni anno le foreste dell’Ue potrebbero assorbire il doppio dell’anidride carbonica (CO2), secondo un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania all’istituto indipendente di ricerca «Natural Forest Academy» (Naturwald Akademie).

Se lo sfruttamento dell’incremento del «capitale naturale» costituito dalle foreste nell’Ue fosse ridotto di un terzo, la biodiversità aumenterebbe, le foreste diventerebbero più resilienti ai cambiamenti climatici e il potenziale di assorbimento di CO2 potrebbe aumentare da 245,4 milioni di tonnellate di CO2 all’anno a 487,8 milioni di tonnellate (circa equivalenti alle emissioni annuali della Francia).

Le foreste dell’Ue hanno più potenziale di quel che crediamo nella lotta contro i cambiamenti climatici e quindi dovrebbero essere protette e ripristinate. Invece, preferiamo abbatterle e farne legna da ardere. È sbagliato pensare che bruciare biomassa legnosa di origine forestale – cioè legna, ma anche cippato e pellet, che non provengano da scarti altrimenti inutilizzabili – sia un’alternativa sostenibile rispetto ai combustibili fossili: la CO2 emessa dalla combustione degli alberi abbattuti non viene riassorbita da altri alberi piantati al loro posto. Le foreste artificiali e giovani non sono in grado di assorbire la stessa quantità di CO2 delle foreste naturali mature o vetuste, e anzi, più le foreste vengono sfruttate per produrre legname, meno CO2 può essere assorbita. Piantare tanti alberi e spacciarli per una vera foresta è solo greenwashing.

In Italia, secondo l’Ispra il carbonio immagazzinato dalle foreste italiane è aumentato negli anni grazie all’espansione delle superfici coperte da foreste, dovuta prevalentemente ricolonizzazione di terre non più coltivate. La quantità di carbonio che le nostre foreste rimuovono ogni anno dall’atmosfera non è costante, ma varia tra 19 e 33 milioni Mt di CO2. Gli anni in cui la funzione di carbon sink (assorbimento e stoccaggio di carbonio) svolta dalle foreste è ridotta al minimo sono quelli in cui si verificano incendi di grandi proporzioni. Attualmente, la principale minaccia al contributo che le foreste nazionali possono dare al ciclo globale del carbonio è rappresentata dagli incendi. Insieme ad altre Ong, Greenpeace chiede alla Commissione europea (link petizione: https://bit.ly/2WyQuI1) di escludere l’energia generata dalla combustione del legno (fatta eccezione degli scarti del legno che non possono essere riciclati altrimenti), dagli obiettivi per l’energia rinnovabile nella revisione in corso sulle politiche energetiche e climatiche dell’Ue.

Greenpeace chiede all’Ue di adottare una visione condivisa delle foreste dell’Ue con nuovi obiettivi vincolanti per il loro ripristino e protezione, in modo da rafforzarne significativamente la capacità di assorbimento di CO2. Per evitare il greenwashing e le false soluzioni, questi obiettivi dovranno essere trattati separatamente dagli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.

* responsabile campagna Foreste di Greenpeace Italia

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