Le finte lacrime della Ue
Immigrati Bruxelles promette interventi per evitare nuove stragi, ma intanto rinnova Triton
Immigrati Bruxelles promette interventi per evitare nuove stragi, ma intanto rinnova Triton
Un film già visto. Si ripete ogni volta che nel Mediterraneo si verifica una strage di migranti come quella di lunedì scorso a largo di Lampedusa, dove 29 migranti sono morti di freddo e stenti nel tentativo di arrivare in Europa. E’ allora che da Bruxelles arrivano commenti addolorati per la nuova tragedia e promesse di interventi più incisivi per evitare che si ripeta. E’ successo anche ieri. «Il dramma continua» ha detto il greco Dimitri Avramopoulos, commissario Ue per l’immigrazione che adesso Syriza vuole candidare alla presidenza della Repubblica in Grecia. «La nostra lotta contro i trafficanti di esseri umani va avanti senza sosta e in modo continuato, ma bisogna fare di più», ha proseguito Avramopoulos mentre l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini ha annunciato una riunione straordinaria per discutere proprio «di una revisione delle nostre politiche sull’immigrazione»: «Non possiamo permettere che accadano altre tragedie in mare nelle prossime settimane e nei primi mesi», ha detto Mogherini.
Parole analoghe a quelle sentite anche dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, e che rappresentano l’ipocrisa con cui Bruxelles ha sempre affrontato il fenomeno immigrazione. Sì perché dietro la scusa del contrasto alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di uomini, l’Ue alla fine ha sempre messo in campo misure che hanno reso più complicati i viaggi di quanti fuggono dalla guerra. La riprova di questo è proprio Triton la missione europea che – grazie al governo Renzi – ha mandato in pensione forzata Mare nostrum senza però riuscire nell’intento di fermare gli sbarchi né di salvare la vita a quanti rischiano di morire affogati pur di arrivare in Europa. Ieri una portavoce di Frontex, l’agenzia europea dalla quale Triton dipende, ha difeso la missione dalle polemiche di queste ore ricordando come, da quando è stata avviata, Triton abbia salvato 18.180 migranti, ma ribadendo anche come questo non sia il suo scopo principale. «Frontex è un’agenzia europea per il controllo delle frontiere il nostro ruolo è quello di offrire assistenza tecnica aggiuntiva per il controllo delle frontiere degli Stati membri» ha spiegato la portavoce, che ha poi ricordato come il budget di cui dispone Frontex, 90 milioni di euro l’anno, sia troppo basso «per proteggere le frontiere comuni europee».
Il problema è proprio questo: al contrario di Mare nostrum che era una missione umanitaria, Triton è soprattutto un’operazione di polizia e il fatto che Bruxelles avrebbe appena deciso – in accordo con il Viminale – di rinnovarla fino a dicembre dimostra che il controllo delle frontiere e non il salvataggio resta il suo obiettivo principale. E questo anche se tutto fa ritenere che le traversate del Mediterraneo aumenteranno nei prossimi mesi. Nessuna della cause che determinano la partenza dei profughi è infatti venuta meno anzi, come ha ricordato ieri il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del Viminale intervenendo in commissione Diritti umani del Senato, le crisi regionali sono aumentate rispetto all’anno scorso sia a nord che a sud dell’Europa: dall’Ucraina alla Siria, alla Libia, alla presenza di Boko haram in Nigeria. «Si annuncia una primavera decisamente impegnativa», ha detto il prefetto ricordando come a rendere ulteriormente complicate le cose ci sia la rigidità con cui molti Stati interpretano il regolamento di Dublino III «riproponendoci – ha spiegato Morcone – tanti richiedenti asilo che vogliono invece andare in altri paesi del nord e del centro Europa».
Intanto sono molte le voci che ieri hanno chiesto il ritorno di Mare nostrum. «Dopo la fine della missione la capacità di presidiare il Mediterraneo si è fortemente indebolita e le conseguenze sono le morti in mare», ha detto il direttore di Migrantes, monsignor Giancarlo Perego. E come lui hanno chiesto di riaffidare alla Marina militare la gestione dei salvataggi anche Magistratura democratica, Arci, Unhcr e nove Ong (Ai.Bi, Amnesty international Italia, Caritas, centro Astalli, Emergency, Fondazione migrantes, Intersos, Save the Children e terres des Hommes).
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