Editoriale

Le due leggi di Zingaretti

La crisi climatica e idrica sta mettendo a nudo la fragilità di un territorio lasciato alla speculazione. Ma sta mettendo in luce anche i limiti di una politica incapace di […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 25 luglio 2017

La crisi climatica e idrica sta mettendo a nudo la fragilità di un territorio lasciato alla speculazione. Ma sta mettendo in luce anche i limiti di una politica incapace di costruire una nuova cultura che tenga conto dei mutati scenari globali. La regione Lazio in questo senso è un esempio di assoluta incoerenza. Ha avuto ben ragione infatti il presidente Zingaretti a porre al primo posto la tutela del bacino del lago di Bracciano, ma dobbiamo osservare che la sua regione aveva approvato pochi giorni prima (11 luglio) una legge dal titolo ambizioso (rigenerazione urbana) che rischia invece di aggravare e diffondere altre gravi crisi idriche.

Tutti gli studi in materia ci dicono infatti che insieme agli usi agricoli intensivi, il contributo maggiore allo spreco idrico spetta alle captazioni dei pozzi, scarsamente controllabili nel numero e nella portata. Di fronte a questa evidenza la regione Lazio consente che nelle aree agricole si possano realizzare (articolo 10): «ricettività e turismo rurale; attività culturali, didattiche, sociali, ricreative e terapeuticoriabilitative; accoglienza ed assistenza degli animali». In campagna si possono insomma realizzare tra gli altri impianti sportivi e cliniche che, come noto, hanno una elevata domanda di acqua che potrà essere soddisfatta solo con nuovi pozzi!

La legge era passata nell’indifferenza generale, quasi che il controllo delle risorse del territorio fosse un problema secondario. Ora però la crisi epocale che viviamo non consente alibi e la cecità del legislatore rischia di scaricarsi sugli abitanti di Roma che saranno costretti al razionamento idrico. Il presidente Zingaretti ha davanti a se un’occasione irripetibile: se vuole davvero essere un coerente sostenitore dell’uso pubblico dell’acqua contro le reiterate mire privatizzatrici di Acea – nel silenzio del comune di Roma, azionista di maggioranza – dovrebbe approvare due provvedimenti. Togliere dalla legge appena votata le deroghe degli usi impropri in zona agricola così da scongiurare pericoli futuri. E approvare in tempi rapidi una legge che blocchi per sempre il consumo di suolo nel Lazio. Testi di legge ne esistono: la regione Toscana lo ha collocato nella sua legge urbanistica e il sito di Edaordo Salzano (www.eddyburg.it) ne ha pubblicato uno breve quanto efficace. La crisi ambientale ci dice che non abbiamo molto tempo a disposizione e che la politica deve ritrovare il coraggio di cambiare i paradigmi su cui si è consentito lo scempio del territorio.

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