Italia

Le diocesi aprono le porte. La Cei: «Ma non è questa la risposta»

Le diocesi aprono le porte. La Cei: «Ma non è questa la risposta»Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti

L'accoglienza Già arrivata la disponibilità da Torino, Bologna, Brescia, Agrigento, Cassano allo Jonio e Rossano Calabro

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 28 agosto 2018

I migranti della nave Diciotti accolti dalla Chiesa saranno temporaneamente ospitati in un centro d’accoglienza ai Castelli romani.
A dare la notizia era stato papa Bergoglio, di ritorno due giorni fa da Dublino, precisando che nella risoluzione della vicenda non c’era stato il suo zampino. Della trattativa con il ministro dell’Interno, che sappiamo essere durata alcuni giorni, «se ne è occupato don Aldo Bonaiuto della Comunità di don Benzi – spiegava Bergoglio -. Il cardinale Bassetti, che era qui, guidava al telefono e uno dei sottosegretari della Cei, padre Maffeis, trattava».

Bergoglio, che in Irlanda era tornato sul tasto del vangelo dell’accoglienza, ha aggiunto alcune considerazioni sui pericoli che corrono i migranti respinti e sulle attenzioni necessarie nei processi di integrazione: «Un popolo che può ricevere ma non può integrare è meglio che non riceva». Parole che lasciano ben intendere la prudenza con la quale il Vaticano sta gestendo la questione. Affiora la paura di una strumentalizzazione politica dell’operato della Chiesa a sostegno del governo, come vanno sostenendo alcuni settori della destra, così come quella di diventare oggetto di una contrapposizione politica.

Su questo punto sono intervenuti anche i vertici della Cei. Il presidente Bassetti ha parlato di «un felice incontro tra noi e le istituzioni civili che ha permesso di sbloccare quella situazione terribile». Per poi precisare: «Non abbiamo fatto calcoli di convenienza e non vogliamo farne». Maffeis ieri è stato ancora più chiaro: «Questa è una risposta di supplenza. Non è ’la risposta’. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi». Quindi ha spiegato che la prima mossa è stata fatta dalla Cei per «uscire da una situazione di stallo in cui queste persone erano da diversi giorni»: «davanti ad una situazione insostenibile dal punto di vista umanitario si è scelto di non andare avanti con comunicati e appelli generici ma di intervenire».

Sempre Maffeis ha voluto riba dire che i migranti non possono diventare strumento della trattativa con l’Ue. Una posizione, ribadita con forza dal card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas, che non lascia spazio a equivoci dal punto di vista politico (nessun “patto” con Salvini, accusato di aver fatto politica «sulla pelle dei disperati» e nessuna sponda al governo), mentre rimangono sul tavolo i principali problemi logistici. Si prevede infatti che i migranti saranno distribuiti nelle diocesi che si sono già messe a disposizione spontaneamente: Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano allo Jonio e Rossano Calabro. In un secondo momento, prosegue Maffeis, verranno seguiti i vari protocolli «con progetti personalizzati a seconda delle situazioni». Resta da capire come si svolgerà concretamente il piano di ricollocazione. La Cei ha dichiarato di essere disposta ad accogliere tutti coloro che hanno necessità e di voler rispettare le procedure per i ricongiungimenti familiari. Salvini ha ribadito che «lo Stato non spenderà un euro», lasciando l’onere alla Caritas.

In una nota diffusa ieri, l’«Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione» ha rilanciato la questione degli «eventuali trasferimenti» in Albania, ricordando che potranno avvenire solo per effetto della libera scelta del richiedente.
La situazione rimane dunque complicata, così come sembra ancora in fase di definizione la linea d’azione di una Chiesa attraversata dalla vibrante protesta contro il governo di tanti sacerdoti, associazioni e credenti.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento