Le dimissioni di Castellitto, «torno al mio lavoro»
Cinema L'attore rimette la presidenza del Centro sperimentale di cinematografia nelle mani di Giuli. Le difficoltà dagli attacchi subiti all’incendio tenuto nascosto, ma le motivazioni sarebbero altre
Cinema L'attore rimette la presidenza del Centro sperimentale di cinematografia nelle mani di Giuli. Le difficoltà dagli attacchi subiti all’incendio tenuto nascosto, ma le motivazioni sarebbero altre
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, le ha accolte con «rammarico» esprimendo «stima e gratitudine» al Presidente uscente del Csc – Centro Sperimentale di Cinematografia: ma le dimissioni di Sergio Castellitto non sono una sorpresa visto che il regista e attore le aveva in qualche modo anticipate più volte, nei mesi scorsi, in risposta alle numerose polemiche e accuse che hanno accompagnato la sua attività al Centro.
NELLA LETTERA di commiato rivolta al Csc, e agli studenti, Castellitto, che era stato nominato dall’allora ministro Sangiuliano il 4 ottobre dello scorso anno, succedendo a Marta Donzelli, rimossa dal suo incarico con una rudezza dal governo e anzitempo, scrive: «Avrò certamente nostalgia, ma non rimpianti, perché insieme abbiamo realizzato cose di cui essere fieri. Ho visto negli occhi di molti di voi scintille di entusiasmo per esservi sentiti apprezzati e riconosciuti nelle vostre singole competenze. E questo è sia un premio che un bel ricordo. Vi ringrazio per tutto il tempo speso insieme e per i consigli che mi avete dato. So che continuerete a lavorare sulla stessa traiettoria con identica onestà. Il Centro sperimentale è un luogo dove si studia, si promuove e si protegge l’arte cinematografica. Non consentite mai che diventi territorio di conquista per altri scopi. Vi voglio bene».
Castellitto ha spiegato che le sue dimissioni «irrevocabili» non dipendono dagli attacchi ricevuti in questi mesi ma, soprattutto, dal suo desiderio di tornare al proprio mestiere; l’attore e il regista.
È vero però che la sua presidenza si è trovata spesso a rispondere a numerose e forti critiche, sollevate da Avs nella persona di Marco Grimaldi, fino alle cinque interrogazioni parlamentari. È vero anche che diverse delle questioni sollevate appaiono piuttosto pretestuose – tipo il compenso al convegno Diaspora degli artisti in guerra previsto per Margaret Mazzantini, che è assolutamente lo stesso di quelli percepiti da tutti gli altri intervenuti in tale sede, cosa facilmente controllabile sul sito per la trasparenza. O le questioni sulle «spese pazze» veneziane, o ancora il coinvolgimento di gente a lui vicina, cosa quest’ultima che caratterizza qualsiasi posto, e di cui non certo, e purtroppo, Castellitto è stato iniziatore.
Le cose molto serie, e molto gravi sono soprattutto altre, a cominciare dall’incendio, tenuto coperto a livello di informazione per mesi. Una decisione che una presidenza responsabile non avrebbe mai dovuto avallare. Perché tacere? Rispetto a un patrimonio pubblico, quali sono le pellicole custodite, perché non dare notizia dell’accaduto?
VIENE ANCHE da pensare, che le relazioni interne non fossero delle migliori, – e anche questo è una carenza gestionale importante. Ne è una prova, ad esempio, come sono stati gestiti i mancati rinnovi dei contratti di 17 precari che hanno portato alla rimozione dal suo incarico di Stefano Iachetti (il quale ha fatto ricorso) perché era intervenuto in loro supporto. Adesso la parola passa a Giuli e al Cda del Csc per la nomina del nuovo presidente.
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