Le buone pratiche dell’Acquedotto pugliese
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Le buone pratiche dell’Acquedotto pugliese

Beni comuni L’invito al summit sull’acqua dolce, la collaborazione a un progetto internazionale sui cambiamenti climatici, i rapporti con paesi africani e arabi, gli scambi con la Danimarca

Pubblicato circa un anno faEdizione del 5 ottobre 2023

Di siccità hanno fatto virtù. L’Acquedotto pugliese si è dotato di una sezione di ricerca e promuove attività internazionali attraverso le quali mette a disposizione di altri Paesi, dal mediterraneo all’Africa, l’ esperienza accumulata nel corso di oltre un secolo di gestione attenta dell’acqua all’interno di una regione storicamente affetta da siccità e da assenza di fiumi.

OGGI L’ACQUEDOTTO PUGLIESE, per le buone pratiche sviluppate nella gestione pubblica dell’acqua, è oggetto di interesse internazionale. Nel marzo del 2023, Acquedotto Pugliese per le buone pratiche realizzate, è stato invitato alla Conferenza globale sull’acqua dolce promossa dalla UN Water 2023 di New York, la cui partecipazione è riservata solo ai rappresentanti degli Stati. L’Acquedotto Pugliese ha avviato anche una collaborazione con il Cncc, l’Istituto internazionale che studia i cambiamenti climatici. E’ ormai giunto alla fase conclusiva la prima parte di un progetto che valuta l’impatto dei cambiamenti climatici sull’approvvigionamento idrico e il trasporto di grandi quantità di acqua.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO INFLUENZERÀ anche il modo di progettare le opere. L’Acquedotto Pugliese ha dato vita al suo interno alla Water Academy, un centro di formazione di eccellenza che ha collaborazioni attive con l’Istituto agronomico mediterraneo, l’Università di Bari e il Cnr. Dopo aver partecipato alla Water Week dell’Expo 2020 di Dubai, che si è tenuta l’anno scorso a seguito del Covid, la gestione virtuosa dell’acqua in rapporto ai cambiamenti climatici e alla siccità da parte dell’ente pugliese ha suscitato gli interessi di numerosi Paesi. E’ appena arrivata in Puglia una delegazione dall’Egitto per un ciclo di formazione sui processi di depurazione e il riuso delle acque. A ottobre, invece, sarà la volta di una delegazione di esperti provenienti dalla Giordania che sarà oggetto di formazione sul ciclo integrato realizzato in Puglia. Una collaborazione attiva è stata avviata con il Lesotho, un piccolo stato ricco di acqua che fornirà risorse idriche al Sudafrica e al Botswana. Rapporti di collaborazione vi sono anche con il Mozambico. La formazione di esperti e lo scambio di buone pratiche interessa anche gli Emirati Arabi e l’ Arabia Saudita. Sono stati sviluppati rapporti anche con l’Unione dei gestori pubblici europei dell’acqua, come pure con la Danimarca con la quale vi è uno scambio di formazione e di buone pratiche.

A SPIEGARE IL MOTIVO DI TANTO INTERESSE alle buone pratiche dell’ente idrico pugliese è l’ingegnere Andrea Volpe, direttore del settore Ricerca, Sviluppo e Attività Internazionali dell’ Acquedotto Pugliese, che ha tracciato un quadro al convegno internazionale promosso da Legambiente intitolato Il futuro delle Acque dolci, tra cambiamenti climatici, conflitti e necessità di cooperazione svoltosi recentemente a Vieste: «La Puglia è all’interno del Mediterraneo, per la sua posizione geografica è avvantaggiata nelle relazioni internazionali. Nell’arco di un secolo abbiamo accumulato esperienza, in virtù del carsismo che caratterizza la Puglia, un fenomeno che porta le acque dei fiumi in profondità, cui si aggiunge il problema storico della siccità. L’esperienza che abbiamo accumulato, la mettiamo a disposizione degli altri. In Puglia i livelli annui di precipitazioni a volte sono al di sotto perfino di quelli che si registrano in Sicilia, se li paragoniamo a Milano, ci mancano 400 millimetri per arrivare ai livelli minimi del capoluogo lombardo. Questa è una situazione per noi costante. Ciò che ci rende unici è la capacità di gestire diverse fonti contemporaneamente: l’acqua degli invasi, quella dei pozzi, l’acqua delle sorgenti. Se abbiamo poca acqua, siamo obbligati a gestirla nel miglior modo possibile, attraverso uno schema articolato. Ci sono Paesi dove l’acqua c’è e altri, come l’Africa, dove non ce l’hanno. Siamo oggetto di interesse e ci chiamano all’estero perché non esiste alcuna realtà che presenta una situazione così complessa come la nostra».

NON BASTA LA TECNOLOGIA AVANZATA, che caratterizza l’Acquedotto Pugliese con 1500 opere tra serbatoi, partitori e impianti di sollevamento dell’acqua dai pozzi, oltre a nove impianti di affinamento per il riuso delle acque trattate, sottoposte ai controlli di dieci laboratori interni. Neppure i due miliardi destinati alla transizione energetica previsti dal piano strategico 2023-2026 sono sufficienti a fare dell’Acquedotto Pugliese un unicum internazionale: «Quando ci chiamano in altre parti del mondo – afferma l’ingegner Andrea Volpe – diciamo sempre che il problema non è quello di costruire grandi opere, ma la gestione culturale del bene acqua. Il futuro dell’acqua dipenderà molto dalla collaborazione tra i popoli. Il riuso delle acque in agricoltura attraverso i depuratori è un aspetto che pone la Puglia all’avanguardia, per farlo dobbiamo osservare parametri molto alti. A Bruxelles il fiume taglia la città in due parti, i depuratori che trattano quell’acqua devono rispettare tre parametri, noi che la preleviamo dalle falde acquifere dobbiamo rispettarne cinquanta per riutilizzarla. Non esistono esperienze del genere in altre parti del mondo».

L’ACQUEDOTTO PUGLIESE HA RAPPORTI PRIVILEGIATI di collaborazione con l’Albania e il Montenegro attraverso gli intereg, progetti di cooperazione transnazionali. Recentemente ha avviato un intereg con l’Emilia Romagna sui cambiamenti climatici in collaborazione con il Cncc. L’ente idrico pugliese ha istituito da qualche anno un centro di eccellenza che studia l’impatto dei cambiamenti climatici in rapporto alle proprie attività, e la collaborazione sul tema è stata estesa ad altri Paesi del Mediterraneo come la Grecia e la Slovenia. Un progetto sperimentale di collaborazione internazionale a costo zero è in corso con la Croazia sulla micro dissalazione diffusa, che tra gli altri ha lo scopo di ridurre anche l’inquinamento.

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