Partiti nel 1995, gli Osservatori sulla Giustizia Civile sono ormai una realtà consolidata di buone pratiche a cui guardano, per lo scambio collaborativo tra professionisti, per l’efficacia dei protocolli condivisi e persino per la pazienza con cui insegnano ai singoli che tutto dipende in prima battuta dal loro impegno personale, anche molte istituzioni apparentemente lontane, come i sindacati e la stessa Confindustria.
Il prossimo week-end, gli Osservatori saranno impegnati a Reggio Emilia nella loro ottava assemblea nazionale, sotto il titolo “I tempi della giustizia e il tempo dei diritti. Le professioni legali al servizio delle persone e delle imprese”.
Di tutto il vasto campionario che, fatidicamente, ogni “praticante” della buona giustizia si porta appresso, saranno pronti alla discussione almeno quattro grandi temi: processo civile telematico, ufficio del processo, famiglia, Europa. Per dirla con Luciana Breggia, coordinatrice nazionale degli Osservatori e giudice al tribunale di Firenze, “non occupiamoci solo di processo ma anche di diritti”.
Questi ultimi sono ben rappresentati dalle questioni legate al diritto di famiglia. Con l’approvazione della legge 219/2012 tutti i figli sono diventati uguali, che siano nati dentro o fuori del matrimonio e, con ciò, si è trasferita la competenza dal tribunale dei minori al tribunale ordinario per quanto riguarda la prole nata da coppie non sposate. Tuttavia, si è assegnato a questi figlioli un rito differente che prevede la camera di consiglio. Un’ultima diversità di trattamento che mal si concilia con un diritto paritario.
In campo europeo, sarà interessante ascoltare le riflessioni e le esperienze dopo che il trattato di Lisbona ha dato efficacia alla Carta dei diritti fondamentali di Nizza. Ora è iniziato il dialogo fra le varie corti europee, mentre i giudici di merito nei vari paesi, pur essendo i sensori diretti della domanda reale dei cittadini, mostrano ancora poca dimestichezza con gli strumenti a disposizione.
Più complessi per il grande pubblico, ma non meno importanti, i terreni strettamente processuali.
Dell’informatizzazione si è parlato a più riprese. “Oggi il tema è la diffusione, del processo civile telematico: è il momento di uscire dalla sperimentazione e dalla presenza a macchia di leopardo. Tutto questo non basta più”, dice Luciana Breggia ricordando che, nei tribunali dove è applicato, il pct ha portato a un aumento fino al 20% delle definizioni delle cause.
Quanto all’ufficio del processo (così chiamato per non confonderlo con un ufficio del giudice che sia soltanto un sostegno di cancelleria), intende essere un progetto che veda inserite a tutti gli effetti le figure di assistenza professionale. Sempre Breggia: “Il passo più rapido sarebbe quantomeno razionalizzare le figure degli attuali tirocinanti. I sei mesi di tirocinio sarebbero più produttivi se allungati a 12, in modo da favorire un successivo loro ingresso nelle professioni forensi”. I tirocinanti sono oggi previsti dall’articolo 37 della legge 111/2011, la quale consente di sottoscrivere convenzioni fra tribunali e consigli degli ordini, università e scuole forensi.
Gli interessati si dirigano, dunque, a Reggio Emilia (aula magna dell’università) il 30-31 maggio e il 1° giugno. Si apre venerdì con una tavola rotonda dal titolo allusivo di “Italia-Germania: processi a confronto” (e qui, purtroppo, non si vince) con la partecipazione di Remo Caponi, Università di Firenze, Marco Gattuso, Osservatorio di Reggio Emilia, Karl Heinz Lauser, avvocato a Düsseldorf e Milano, Andreas Piekenbrock, Università di Heidelberg.
Per informazioni e iscrizioni: tel. 0522/276351, mail info@osservatoriogiustizia.re.it, fax 0522/922376 sito web www.osservatoriogiustizia.re.it