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«Le botte immotivate non ci fermano. Comincia una stagione di lotte»

«Le botte immotivate non ci fermano. Comincia una stagione di lotte»La conferenza stampa degli studenti – Ansa

Torino La conferenza stampa degli studenti chiede le dimissioni del ministro dell'Interno e del prefetto

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 6 ottobre 2023

Gli studenti scesi in piazza martedì, a Torino, e manganellati dalle forze dell’ordine, che li volevano tenere a debita distanza dalla premier, hanno preso parola per raccontare come sono andate le cose: chiedono le dimissioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del neo prefetto di Torino Donato Giovanni Cafagna, che ha definito le cariche della polizia un «atto dovuto».

In una conferenza stampa – organizzata nello spiazzo tra Palazzo Nuovo, da dove era partito il corteo, e il Complesso Aldo Moro – gli studenti hanno raccontato di essere stati «caricati dalle forze dell’ordine senza un motivo» e che alcuni di loro «sono rimasti feriti nei disordini». Sono ragazzi e ragazze appartenenti a gruppi e collettivi studenteschi come Cambiare Rotta, Kollettivo Studentesco Autonomo e Kollettivo Einstein. Se la presidente Giorgia Meloni aveva liquidato i fatti e le manganellate con la retorica degli infiltrati dei centri sociali, loro rivendicano il valore della lotta che hanno iniziata mesi fa, per il diritto allo studio e all’abitare. «Non ci fermeremo – dicono – Si sta aprendo una nuova stagione che ci vedrà protagonisti».

La tensione di martedì ha fatto sparire i contenuti: «Le nostre rivendicazioni sono state schiacciate e ci sono stati tentativi di dividere gli studenti di quella piazza tra buoni e tra cattivi. Continueremo a portare avanti le nostre lotte, per il diritto all’abitare, allo studio e contro la guerra. La repressione non ci fa paura».

Definiscono scellerata la gestione della piazza: «Chiediamo le dimissioni di Piantedosi e del prefetto Cafagna per quanto accaduto. Dalla parte giusta della storia ci siamo solo noi». Il riferimento esplicito è alla premier Meloni che a proposito delle contestazioni aveva detto: «Se le contestazioni sono dei centri sociali lo considero perfettamente normale anzi mi ricorda che sono dalla parte giusta della storia».

Ieri, Rete della Conoscenza, Uds e Link Coordinamento universitario hanno così commentato i fatti di Torino: «Non c’è nessuna democrazia senza la possibilità di dissentire. Non saranno i manganelli a fermare la nostra volontà di cambiare tutto. Meloni, te lo ripeteremo ancora se sarà necessario: a Torino non sei benvenuta».

Il parlamentare torinese dell’Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, si è rivolto al prefetto Cafagna, insediatosi sotto la Mole a fine settembre, per le parole pronunciate a commento della manifestazione: «Le manganellate a ragazzi e ragazze non possono essere un ’atto dovuto’. Queste sono parole sbagliate, ci auguriamo di non vedere più scene come quelle che abbiamo visto qualche giorno fa. Vedere personale delle forze dell’ordine che insegue con manganelli studenti in fuga o che colpisce persone pacifiche che sorreggono striscioni è un uso della forza sproporzionato e quindi illegittimo. Dispiace che il primo passo del nuovo rappresentante territoriale del governo siano parole così infelici ed improvvide».

La vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo, intervenendo alla direzione nazionale del partito parla di «clima non buono» e di Torino come caso paradigmatico: «Non vorrei che quello che è successo si possa ripetere in altre occasioni di fronte alla rabbia e alla difficoltà di tanti nostri concittadini. Dobbiamo tenere alta la guardia, non possiamo permetterlo».

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