Le bombe di Ankara sulle abitazioni kurde
Turchia Aggredito a Istanbul il giornalista critico Ahmed Hakan
Turchia Aggredito a Istanbul il giornalista critico Ahmed Hakan
La guerra tra Ankara e Pkk segna una nuova pagina nera. A poco meno di un mese dalle elezioni anticipate del primo novembre, dopo Cizre, Silopi, Sirnak, sono ora le città di Silvan e Nusaybin a subire l’assedio dell’esercito turco. Ieri mattina è stato dichiarato per la terza volta il coprifuoco nella città di Silvan. Decine di carri armati hanno bloccato le strade aprendo il fuoco contro la popolazione civile bloccata in casa e isolata. Decine di cecchini sui tetti hanno aperto il fuoco alla rinfusa.
Solo nella giornata di ieri si contano quattro morti, tra cui un bambino di sette anni, ma le vittime potrebbero essere molte di più. Molti dei feriti non possono essere trasportati in ospedale e i morti non possono essere seppelliti, proprio come accadeva a Cizre, a causa dell’assedio imposto dalle forze di sicurezza turche.
Anche a Nusaybin, provincia del Kurdistan turco, è stato dichiarato il coprifuoco. Carri armati dell’esercito hanno bombardato abitazioni in modo indiscriminato. Tutte le connessioni internet sono saltate e la popolazione locale si è organizzata in comitati popolari di autodifesa. Come era avvenuto a Cizre, i parlamentari del Partito democratico dei Popoli (Hdp) non hanno potuto fare ingresso né a Nusaybin né a Yuksekova.
Le forze speciali turche hanno preso d’assalto il quartiere di Yeilyurt nella città di Sirnak. Qui si contano almeno due morti. Due bambini kurdi, Berat Güzel, 9 anni, e Halil Kurtis, 19, sono stati uccisi dalla polizia turca a Bismil. Solo in questa città dall’inizio del coprifuoco sono state uccise quattro persone tra cui Agit Yldz, di 22 anni. Solo nella giornata 17 sospetti «fiancheggiatori» del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) sono stati uccisi, nel corso di scontri armati. Sono ormai centinaia gli affiliati al Pkk uccisi dall’avvio della campagna contro il partito di Ocalan, che ha avuto inizio il 24 luglio scorso.
Ma la repressione dei kurdi turchi si ottiene anche a mezzo stampa. 32 sono i giornalisti arrestati, di varie testate tra cui l’agenzia Diha, in seguito rilasciati, eccetto il fixer che accompagnava i giornalisti britannici di Vice, espulsi nelle scorse settimane, che è ancora in carcere. L’aggressione subita da Ahmet Hakan, editorialista del quotidiano di opposizione Hurriyet (accusato di patteggiare per i kurdi) e noto conduttore televisivo, picchiato e ferito davanti alla sua abitazione di Istanbul nella notte tra mercoledì e giovedì, è stata criticata anche dall’ex presidente turco. Abdullah Gul l’ha definita «inaccettabile». Dalle indagini emerge che due dei quattro aggressori, fermati poco dopo l’agguato, erano iscritti alla sezione di Fatih a Istanbul del partito di Erdogan. Akp ha espulso i tre accusati.
Ma il partito islamista moderato si è diviso soprattutto sulla contestata riforma dei collegi elettorali, che ha prodotto una più generale ridistribuzione dei seggi elettorali in vista del voto, duramente criticata dai partiti di opposizione. Secondo alcuni parlamentari di Akp, la Commissione elettorale (Ysk) non ha il potere di procedere con queste revisioni, volute in primis dal premier pro tempore Ahmet Davutoglu. Sulle stesse posizioni si è espresso il partito repubblicano (Chp) che ha criticato la misura. Molti seggi saranno spostati soprattutto nel Kurdistan turco per ragioni di sicurezza, ma la sinistra filo-kurda (Hdp), uscita dal governo elettorale nel quale sedeva con due ministri, pur criticando l’iniziativa, si è detta pronta ad affrontare il voto anche con una nuova distribuzione dei collegi che potrebbe allontanare la posizione dei seggi dalle abitazioni degli elettori kurdi.
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