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«Le bambine di Suzana sono le nostre bambine»

«Le bambine di Suzana sono le nostre bambine»Bandiera rom in solidarietà con le famiglie rom minacciate

La famiglia rom minacciata Possibile che delle persone debbano organizzare dei turni per salvaguardarne l’incolumità? Possibile che delle bambine debbano essere terrorizzate? Insultate? Che le autorità conoscono gli autori di queste violenze e lasciano che continuino a perpetrarle?

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 15 maggio 2019

Lettera indirizzata alla cortese attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del ministro dell’Interno Matteo Salvini, del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e sindaca di Roma Virginia Raggi.

Siamo genitori e insegnanti dell’Istituto Comprensivo Simonetta Salacone, la scuola che frequentano tre delle quattro figlie di Suzana, la donna rom (nata in Italia) che ha finalmente avuto la possibilità di dare una casa alla sua famiglia con l’assegnazione di un alloggio popolare a Torrenova. Un diritto che si è conquistata regolarmente e legalmente. Ciò nonostante da quando è entrata nel suo alloggio è stata ed è continuamente minacciata, insultata, molestata da persone fomentate e sostenute dalla formazione di estrema destra Azione frontale, il cui presidente, tale Ernesto Moroni, è l’autore dell’invio di teste di maiale alla comunità ebraica di Roma nel gennaio del 2014: organizzano presidi sotto casa sua, la insultano con slogan razzisti di giorno e di notte, insultano le sue bambine appena si affacciano nel cortile condominiale; qualche sera fa le hanno staccato la corrente elettrica.

Fortunatamente Suzana ha trovato ad accoglierla anche splendidi vicini di casa, che la stanno sostenendo come possono. E la stiamo sostenendo anche noi, genitori e insegnanti, organizzando dei turni per non lasciarla sola di notte, aiutandola ad arredare la sua casa, continuando a motivarla nella sua coraggiosa scelta di lasciare il campo per una nuova vita nella sua casa.

Facciamo tutto questo con gioia e senso di appartenenza ad una comunità, la nostra scuola, inclusiva, democratica e antifascista, ma ci chiediamo se sia normale.

Possibile che delle persone debbano organizzare dei turni per salvaguardare l’incolumità di una di loro? Possibile che delle bambine debbano essere terrorizzate? Insultate? Che le autorità conoscono gli autori di queste violenze e lasciano che continuino a perpetrarle? Le bambine di Suzana sono le nostre bambine. Suzana è una di noi. Non possiamo tollerare che le compagne delle nostre figlie e dei nostri figli subiscano quotidianamente violenze e umiliazioni. In quale paese viviamo? Continueremo a presidiare la casa di Suzana fino a quando non sarà sicura, continueremo ad impegnarci con lei perché prevalgano l’inclusione e l’interazione sull’odio fascista e l’intolleranza.

La nostra scuola è intitolata a Simonetta Salacone. Simonetta diceva che «la scuola può tutto».

***I genitori e gli insegnanti dell’I.C. Simonetta Salacone

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