Le associazioni cattoliche: «L’Italia firmi lo stop agli armamenti nucleari»
Appello al governo Tra i firmatari della missiva: Acli, Azione cattolica e Pax Christi
Appello al governo Tra i firmatari della missiva: Acli, Azione cattolica e Pax Christi
«L’Italia firmi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari». Lo chiedono, in un appello congiunto, i dirigenti nazionali di cinque fra le più importanti associazioni e movimenti cattolici italiani: Acli, Azione cattolica, Comunità papa Giovanni XXIII, movimento dei Focolari e Pax Christi.
La prossima settimana sarà un anno esatto dall’entrata in vigore del Trattato che dichiara illegale l’uso delle armi nucleari (Tpnw), adottato dall’Onu il 7 luglio 2017 e diventato esecutivo il 22 gennaio 2021, ovvero novanta giorni dopo la ratifica da parte di cinquanta Stati. L’Italia non è fra questi. Così come ovviamente non ci sono le potenze atomiche “ufficiali” (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina), che però lo scorso 4 gennaio, in un messaggio al Consiglio di sicurezza dell’Onu, hanno avuto l’ipocrisia di affermare che le armi nucleari rappresentano una grave minaccia per tutta l’umanità, che «non c’è modo di vincere una guerra nucleare» e che per questo «non deve mai essere combattuta».
Dopo un primo appello lo scorso 2 giugno, «Per una Repubblica libera dalle armi nucleari», che fu sottoscritto da 44 associazioni e movimenti del mondo cattolico, ora in cinque rilanciano l’iniziativa e chiamano a raccolta gli altri, chiedendo all’Italia di firmare, alla vigilia del primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato e anche in vista della Conferenza Onu di Vienna di marzo, quando si riuniranno i Paesi che finora lo hanno sottoscritto.
Citano don Primo Mazzolari: «Abbiamo bisogno di giustizia sociale, non di atomiche». E citano papa Francesco, che nel messaggio per la Giornata mondiale della pace ha denunciato l’aumento della spesa militare e il taglio agli investimenti per la scuola (v. il manifesto del 2 gennaio). E che lunedì scorso, incontrando in Vaticano gli ambasciatori dei 183 Paesi che hanno rapporti diplomatici con la Santa sede, ha detto che «le armi nucleari sono strumenti inadeguati e inappropriati a rispondere alle minacce contro la sicurezza», «il loro possesso è immorale», «la loro fabbricazione distoglie risorse alle prospettive di uno sviluppo umano integrale» e «il loro utilizzo, oltre a produrre conseguenze umanitarie e ambientali catastrofiche, minaccia l’esistenza stessa dell’umanità» (v. il manifesto del 2 gennaio).
Ma citano anche la proposta dei cinquanta premi Nobel, fra cui i fisici italiani Carlo Rubbia e Giorgio Parisi: un negoziato comune tra tutti gli Stati membri dell’Onu per ridurre del 2% ogni anno, per cinque anni, le spese belliche di ciascun Paese, liberando così un «dividendo di pace» di mille miliardi di dollari entro il 2030. E la campagna “Italia Ripensaci” (promossa da Rete disarmo e da Senzatomica), ramo italiano della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican), che nel 2017 è stata premiata con il Nobel per la pace.
«Intendiamo rinnovare il nostro appello affinché anche il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu, unendosi così agli oltre cinquanta altri Stati che l’hanno già fatto», scrivono nel documento Giuseppe Notarstefano (presidente nazionale Azione cattolica), Emiliano Manfredonia (presidente nazionale Acli), Giovanni Paolo Ramonda (responsabile generale Comunità papa Giovanni XXIII), Cristiana Formosa e Gabriele Bardo (responsabili nazionali Movimento Focolari) e monsignor Giovanni Ricchiuti (presidente nazionale di Pax Christi).
«Chiediamo che il governo del nostro Paese sia presente, almeno in qualità di osservatore, alla Conferenza di Vienna del prossimo mese di marzo 2022, che riunirà tutti i Paesi che hanno ratificato il Trattato Onu».
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