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«Le ali di Honneamise» dallo spazio allo schermo

«Le ali di Honneamise» dallo spazio allo schermoLa locandina del film

Maboroshi Il film di Hiroyuki Yamaga torna in sala dopo 35 anni. Scanzonato, quasi malinconico e a tratti comico, affronta temi importanti come guerra, tecnologia e progresso

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 ottobre 2022

Uscito nel marzo del 1987 nelle sale giapponesi, circa un anno prima di Akira, il capolavoro di Katsuhiro Otomo, Le ali di Honneamise è un lungometraggio che si è conquistato nel corso degli ultimi decenni un posto speciale nella storia dell’animazione giapponese. Per celebrare il trentacinquesimo anniversario di questa uscita, il film è tornato da ieri in alcuni cinema dell’arcipelago nella sua versione rimasterizzata in 4K.

Il lavoro rimane a tutt’oggi qualcosa di unico, anche in un panorama come quello giapponese così variegato e vasto, unico sia nel suo stile, sia per il percorso produttivo e il gruppo di lavoro che lo realizzò. Le ali di Honneamise fu infatti il primo film prodotto dal neonato Studio Gainax, formato da un gruppo di animatori, prima di tutto appassionati di animazione e amici, che fin dagli inizi degli anni ottanta avevano impressionato con lavori amatoriali di grande livello prima (Daicon III, IV) e successivamente con la loro collaborazione alla serie, rivoluzionaria per il tempo, Macross. Fra questi c’erano Hideaki Anno (Evangelion, Shin Godzilla) e Hiroyuki Yamaga, regista e sceneggiatore del film in questione. Il progetto fu finanziato dalla Bandai che intendeva farlo diventare un franchise, o almeno usarlo anche per vendere giocattoli e merchandise e che quindi vi riversò un notevole flusso di denaro. Si spiega anche così l’alta qualità delle animazioni e le musiche commissionate a Ryuichi Sakamoto, il film fu però un fallimento al botteghino e le ragioni sono forse da attribuirsi all’unicità del lavoro.
Siamo in un mondo alternativo simile al nostro, dove due grandi potenze sono in costante conflitto, una sorta di guerra fredda, e in cui i viaggi spaziali non sono ancora possibili. Anzi, chiunque si dedichi alla costruzione di razzi per uscire dall’atmosfera è considerato un sognatore e un fallito. Shirotsugh Lhadatt è uno di questi, appartiene cioè ad un gruppo di aspiranti astronauti che però non prendono troppo sul serio la loro passione, ma la sua volontà cambia quando conosce una ragazza di forte religiosità e per impressionarla decide di farsi volontario come pilota spaziale. Quando lo stato si accorge che questo viaggio potrebbe diventare un forte strumento di propaganda da sventolare contro la nazione nemica, Shirotsugh diventa una vera e propria celebrità, ma anche il punto focale delle critiche della parte della popolazione che vive in povertà.

Il film funziona a vari livelli, è allo stesso tempo il viaggio iniziatico di un ragazzo alla scoperta del mondo, dell’amore verso una ragazza e delle disparità e classismo che dividono la civiltà a cui appartiene, ma anche un’interrogazione sul ruolo che la tecnologia e il progresso hanno per la comunità umana. Il viaggio nello spazio e la costruzione di una tecnologia che possa portare l’uomo fuori dall’atmosfera è sia una grande avventura per il genere umano, quanto uno strumento di morte e possibile macchina da guerra. Inoltre Le ali di Honneamise e nello specifico il gruppo di amici che lavora alla costruzione del razzo spaziale, è anche una metafora abbastanza diretta del gruppo di animatori idealisti e sognatori dello Studio Gainax. Le animazioni rimangono ancora oggi sbalorditive per qualità di realizzazione e fluidità, ma ciò che rende il lavoro speciale, e a dir la verità non facilmente fruibile per tutti, è il tono ibrido e particolare di cui è intriso il film. Scanzonato, quasi malinconico e a tratti comico, ma con una serietà di fondo che affronta temi filosofici importanti e sempre attuali, come guerra, tecnologia e progresso.

matteo.boscarol@gmail.com

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