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Le 82 ragazze liberate in cambio di cinque capi militari di Boko Haram

Le 82 ragazze liberate in cambio di cinque capi militari di Boko HaramMuhhamadu Buhari – LaPresse

Nigeria La trattativa del governo con i jihadisti. L'opposizione protesta. E i presidente Buhari vola di nuovo a Londra per curarsi

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 9 maggio 2017

Il presidente Muhammadu Buhari domenica scorsa le ha fatte volare fino alla capitale Abuja in tutta fretta per una photo-opportunity in extremis, prima di essere costretto dai suoi persistenti problemi di salute a imbarcarsi di nuovo alla volta di Londra. E solo ieri il suo ufficio ha pubblicato i nomi su Twitter delle 82 ragazze rilasciate sabato scorso dai miliziani di Boko Haram. A quanto pare senza poter informare prima i fortunati genitori, che hanno condiviso queste ore d’ansia insieme a quelli che invece dovranno aspettare e sperare ancora, prima di poter riabbracciare le proprie figlie.

In origine erano 267, le studentesse che nell’aprile 2013 i miliziani di Boko Haram avevano prelevato da una scuola di Chibok, nel nord-est della Nigeria, facendo indignare il mondo. Due riuscirono a fuggire quasi subito, un’altra è stata ritrovata un anno fa che vagava nella foresta e 21 hanno infine ritrovato la libertà lo scorso ottobre, confermando quando il governo e il presidente neo-eletto andavano ripetendo da un po’. E cioè che nonostante l’offensiva militare congiunta dell’esercito nigeriano e di una coalizione internazionale contro le posizioni dei jihadisti negli stati nord-orientali del paese, la trattativa per liberare le ragazze era viva, difficile ma viva. Grazie soprattutto all’impegno della Svizzera e dunque alla mediazione diretta del Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc).

La buona notizia delle 82 nuove liberazioni nella zona di Banki, al confine con il Camerun, era attesa da tempo, ma qualcosa aveva fin qui impedito la chiusura positiva del negoziato. Il governo ha sempre negato di aver pagato riscatti in denaro e un primo comunicato emesso domenica informava che in cambio erano stati rilasciati «alcuni sospetti terroristi di Boko Haram trattenuti dalle autorità nigeriane». Da varie fonti si apprende che i prigionieri finiti nella trattativa sarebbero cinque capi militari, personaggi di un certo peso quindi. Da qui le proteste del principale partito di opposizione, il Partito democratico popolare (Pdp), o meglio della fazione che fa capo al senatore Ahmed Makarfi. Il quale dopo aver espresso gioia per le 82 ragazze ritrovate ha criticato il rilascio di «criminali incalliti» che si sono già dati nuovamente alla macchia e potrebbero tornare a «seminare terrore». Secondo l’opposizione questa strategia del governo e di Buhari sarebbe controproducente, un incentivo per Boko Haram di arrivare al rilascio dei suoi combattenti attraverso i rapimenti di persone innocenti.

Sono 113 ora le studentesse che restano nelle mani dei miliziani. I racconti di quelle che ne sono venute fuori concordano tutti sulle violenze subite, gli abusi sessuali e i matrimoni forzati con i i guerriglieri dell’organizzazione jihadista.

Buhari all’inizio dell’anno è stato ricoverato per quasi due mesi in un ospedale britannico, ammettendo di non essere «mai stato così malato». Questa nuova repentina partenza in un momento di “gloria” aumenta il volume degli interrogativi sul male oscuro che lo affligge e rinvigorisce la richiesta di dimissioni da una parte dell’opinione pubblica e dell’opposizione. Ma da qualche tempo Buhari e il suo entourage tendono a minimizzare. «Non c’è motivo di preoccupazione – ha ripetuto il presidente domenica -, stasera vado a Londra per incontrare i miei medici. Una seconda trasferta per ulteriori accertamenti che era già prevista. La durata del soggiorno «sarà definita dai medici». Nel frattempo sarà il vicepresidente Yemi Osinbajo a reggere le redini del paese.

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