Il site-specific è una definizione (e un concetto) utilizzata di solito per l’arte: scenografie, dipinti, sculture, installazioni, video(arte) concepiti appunto per un luogo e un contesto specifici. Una volta tanto la formula è stata applicata a un evento cinematografico o meglio a un percorso visivo che utilizza anche il cinema interpolando sequenze a invenzioni figurative, fotogrammi a icone. E’ quanto è accaduto a Napoli durante le festività pasquali nell’ambito delle “Fantastiche liturgie della Settimana Santa 2016”, evento promosso dall’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Napoli con l’Accademia Musicale Napoletana per celebrare una volta tanto laicamente la Pasqua e riproporre da un’angolazione più sofisticata i rituali della Settimana Santa. La rassegna ideata e organizzata da Massimo Fargnoli e dedicata ad un’inedita visione delle celebrazioni pasquali, dopo ‘Musica dello Spirito’ del periodo natalizio, si è snodata da giovedì 24 marzo fino al lunedì di pasquetta con un programma insolito e raffinato tra Piazza del Plebiscito, la Basilica di San Francesco di Paola e Castel dell’ Ovo: Le 14 Stazioni di Cristo sulle 14 sequenze per strumenti solisti di Luciano Berio e sui 14 momenti del Libro Rosso di Carl Gustav Jung; Estaba la Madre concerto con l’Orchestra e Coro Samnium diretti da Luis Bacalov; La Passion selon Sade di Sylvano Bussotti con la proiezione integrale della partitura pittografica in sincrono con il sonoro dell’Opera; Le Malebolge dantesche di Luigi Esposito con live electronic; Apparizione dell’Angelo con la partecipazione straordinaria dell’attore e mimo Lindsay Kemp; La Resurrezione, oratorio per soli, coro e orchestra di G. F. Handel; Ovo con la proiezione sulle mura del castello della fiaba musicale di Peter Gabriel e la voce narrante di Paola Pitagora.
Il piatto forte dell’evento è stata proprio la video-installazione sulle 14 stazioni della via Crucis nata da un’idea dello stesso Fargnoli e di Claudio Gargano, videomaker e montatore “creativo”, che avendo a disposizione la piazza del Plebiscito, hanno pensato di rileggere il venerdì della passione di Cristo su 14 schermi verticali posti nel colonnato della piazza, adattare 14 flussi visivi, uno per ogni stazione della via Crucis, su 14 sequenze musicali per strumenti solisti del compositore Luciano Berio, realizzate tra il 1958 e il 2002. Per i flussi visivi sono state utilizzate in parte scene tratte dalla produzione cinematografica novecentesca sulla passione e morte di Cristo, in parte immagini tratte soprattutto dal Libro Rosso, non quello di Mao che pure alla maniera sua indicava la via della Redenzione, ma di Carl Gustav Jung. “Ci siamo accorti – dice Gargano – che il percorso di confronto con l’inconscio e individuazione di sé, proposto dallo psicanalista e filosofo svizzero nel suo Libro Rosso, aveva notevoli punti di contatto col percorso della via Crucis. In realtà è lo stesso Jung a suggerire nel corso del Libro una cristificazione di sé intesa non come imitazione della vita di Cristo, ma come sacrificio e crocefissione delle istanze dell’ego che si mette al servizio del proprio Sé interiore nel corso di un lungo, visionario e doloroso confronto con l’inconscio (sia personale che collettivo) dal quale sono scaturite immagini archetipiche che Jung ha realizzato splendidamente”.Sulla base di questa geniale intuizione supportata dalla coincidenza (che poi in questo tipo di operazioni non è tale) che sono proprio 14 i momenti negli eventi paradossali che costellano la trama del libro, di cui alcuni intitolati al sacrificio e alla redenzione, e del possibile abbinamento di ogni flusso a una sequenza di Berio, Gargano ha montato, smontato, rimontato, mixato, sovrimpresso con abilità tecnica e fantasia i materiali audiovisivi, integrando le belle immagini del Libro Rosso con quelle tratte dall’iconografia contemporanea.
E quindi sequenze di film come Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, L’ultima tentazione di Cristo di Scorsese, Il re dei re (nella versione muta di De Mille e in quella coloratissima di Nicholas Ray), La passione di Cristo di Mel Gibson, Gesù di Nazareth di Zeffirelli, Jesus Christ Superstar e altri sono state interpolate (per analogia o per contrasto) e sovrapposte con la visionarietà junghiana e le più diverse interpretazioni della via Crucis (da Botero a Dalì, da Otto Dix ad Arthur Kemp). Adattando il tutto agli schermi posti tra le colonne di piazza del Plebiscito e quindi con un formato verticale diverso da quello classico in 16:9, con sofisticati espedienti di montaggio digitale ma con uno spirito creativo da bottega artigianale, Gargano è ricorso a dei panning (movimenti in panoramica) che nei film originali non esistevano, a effetti di split-screen (schermo diviso), chroma-key (trasparenze dei colori), dissolvenze e filtri piuttosto “acidi” applicati ai vari materiali. Insomma si tratta di un’operazione sinestetica, di un fantasioso cortocircuito tra l’inconscio collettivo e lo sperimentalismo musicale più solipsistico, tra l’archetipo immaginato e le dissonanze tangibili, per trasformare la Resurrezione in un happening audiovisivo, per far risorgere Cristo dalle “stazioni” di una stratificazione postmoderna. Il risultato di Le 14 stazioni di Cristo è stato un suggestivo percorso tra le colonne della Piazza con una scomposizione delle proiezioni in 14 segmenti e i flussi visivi che partivano in sequenza uno dopo l’altro. Ogni “stazione visiva” poi si concludeva con un’immagine fissa (un fermo-immagine di un film o dell’iconografia contemporanea) che rimaneva costantemente a formare con le altre una coreografia visiva con un’illuminazione ad hoc .