Lavoro festivo, stop al decreto Monti: serve regolarlo localmente
Incontro con Delegazione Cobas Il sottosegretario Cominardi: un ddl con tetto del 25% di esercizi aperti e limiti e-commerce
Incontro con Delegazione Cobas Il sottosegretario Cominardi: un ddl con tetto del 25% di esercizi aperti e limiti e-commerce
La battaglia per regolamentare il lavoro domenicale e festivo registra un primo successo. Una delegazione di lavoratori guidata dal sindacalista Francesco Iacovone dei Cobas ha incontrato il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi (M5s). Dopo le prime aperture del ministro Di Maio che, sempre pressato da Iacovone, aveva parlato di un intervento per ridurre le giornate festive lavorative, ieri Cominardi ha risposto alle sollecitazioni dei lavoratori, rilanciando la proposta di legge dell’attuale viceministro allo Sviluppo economico Davide Crippa. Nel testo si prevede di abrogare gran parte del decreto Monti, la legge che liberalizzò completamente le aperture dei centri commerciali nel 2011.
Il disegno di legge su cui il sottosegretario ha impegnato l’intero governo sposta la pianificazione delle aperture a livello locale.
Nel primo articolo («Disciplina dell’apertura festiva degli sercizi commerciali») si prevede che «le Regioni di intesa con gli enti locali (…) e sentito il parere delle organizzazioni di categoria dei lavoratori e dei consumatori, adottano un piano per la regolazione dei giorni di apertura il quale prevede turni a rotazione per le aperture nelle domeniche e nei festivi».
Per «ogni comune si prevede l’apertura del 25 per cento degli esercizi commerciali per ciascun settore merceologico», «non oltre il massimo annuo dei dodici giorni di apertura festiva».
Prevista anche una regolazione per i lavoratori dell’e-commerce. Se «il consumatore» potrà continuare a fare ordini nei giorni festivi, «l’attività commerciale in questione che si svolge in Italia non sarà esercitata in alcune delle sue fasi», locuzione alquanto ambigua che vorrebbe limitare le attività di Amazon e soci nei giorni festivi.
Rimane invece la liberalizzazione «nei comuni a carattere turistico», ma su questo i sindacati puntano a distinguere i periodi di picco per le località turistiche (estive o invernali) e a delimitare ai soli centri storici e non alle periferie l’applicazione nelle città d’arte.
Si tratterebbe di una legge a costo zero e questo aumenta l’interesse da parte del M5s in un periodo di difficoltà a trovare risorse.
La delegazione dei Cobas era formata da molte commesse (Esselunga, Ipercoop), una anche dell’Outlet di Castel Romano dove la richiesta di regolare il lavoro domenicale e festivo ha prodotto due casi di contenziosi con spostamenti e procedimenti disciplinari nei confronti delle commesse. Presente anche una educatrice che ha spiegato le conseguenze cognitive per i bambini: a causa del lavoro della madre, i piccoli soffrono la lontananza.
«Una discussione approfondita che ci lascia soddisfatti – dichiara Francesco Iacovone, dell’esecutivo nazionale Cobas – . Sulle zone turistiche invieremo al ministero le nostre integrazioni. Il nostro impegno non si conclude oggi, ma prosegue al fianco dei milioni dei senza domeniche», conclude Iacovone.
Anche Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno richiesto ufficialmente un incontro a Di Maio per affrontare il problema. «Con la campagna “La Festa non si vende” la Filcams Cgil ha portato avanti in questi anni una battaglia al fianco dei lavoratori del settore – spiega la segretaria generale Maria Grazia Gabrielli – . Ora è necessario definire una normativa che metta ordine nel panorama legislativo».
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