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L’autunno gioioso del Premio Parodi

L’autunno gioioso del Premio Parodi

Eventi Chiusa la tre giorni del concorso riservato agli artisti under 35 in ricordo del musicista sardo, scomparso nel 2006 e nel segno della world music

Pubblicato circa 19 ore faEdizione del 16 ottobre 2024

Ogni autunno il premio Andrea Parodi -concorso riservato agli artisti under 35 in ricordo del musicista sardo, scomparso nel 2006- fa esordire le nuove leve di cantanti, band e strumentisti, sotto il confortevole ombrello della world music. Un canone stilistico molto labile e onnicomprensivo, con un orecchio attento al folk tradizionale, alla musica etnica e alle ritmiche attuali, come sottinteso omaggio al capoluogo sardo, che ospita la fase finale. Quest’anno sono stati oltre 300 i partecipanti al contest,  selezionati nove finalisti che si sono esibiti nello scorso fine settimana al Teatro Massimo, insieme a ospiti (Patrizia Laquidara, protagonista di una performance deliziosa, tra esercizi vocali e poesia rap, riuscendo a far scandire al pubblico ripetutamente Assabenerica, l’espressione di  buonaugurio, anche titolo del suo brano), vincitori delle scorse edizioni (Flo e Osso Sacro), star internazionali (la cantautrice argentina Teresa Parodi, omaggiata col Premio World Music International, rivolto ad artisti internazionali di rilievo).  La filosofia del premio, con la direzione artistica di Elena Ledda e quella organizzativa di Valentina Casalena, è quella di promuovere la condivisione della musica a tutti i livelli, di far interagire musicisti professionisti e debuttanti, di offrire un’opportunità a coloro che muovono i primi passi nel mondo delle sette note, di far svagare l’uditorio ascoltando buona musica. Le giurie hanno scelto la barcellonese Sandra Bautista col brano Cartografie, un’accattivante melodia d’artigianato pop, che ha ottenuto anche il premio della critica, oltre alle menzioni per musica e arrangiamento (e il Premio D’Aponte International e il premio dei giovani in sala). Musicista eclettica col suo ultimo album, Intuir el tigre, cantato in spagnolo, catalano e portoghese, dalle  sonorità raffinate. E’ la seconda vincitrice catalana in tre anni (nel 2022 toccò al duo Ual-la!) quasi a ribadire lo storico legame tra le due terre, dal XIV secolo in poi.

IL SOVRAPPORSI di lingue differenti, tutte profumate di Mediterraneo, dal siciliano al friulano, dal napoletano al catalano, segnala un tratto identitario forte della manifestazione, con la curiosità del gallo italico titese (provincia potentina) di Chiara D’Auria mentre il virtuoso polistrumentista argentino Gabo Naas ha ottenuto il riconoscimento  della giuria internazionale. Quello per la migliore cover di un brano di Andrea Parodi se lo aggiudicano ex aequo il colombiano Valdi (a cui va anche la menzione per il miglior interprete) e il siciliano Cico Messina, che porta a casa anche il premio dei concorrenti. Al friulano Alvise Nodale va infine la menzione per il miglior testo. Di notevole impatto anche le esibizioni dei partenopei Cristina Cafiero e Carlo Vannini mentre la violoncellista friulo-ungherese Andrea Bitai ha mostrato discreta originalità con l’aiuto di due percussionisti.

TUTTI I MUSICISTI, ospiti e finalisti, hanno interpretato un brano del repertorio di Andrea Parodi. Nel finale una improvvisata Sardinia All Stars con Elena Ledda al canto, alla fisarmonica Antonello Salis  (anche pianista, simbolo del jazz internazionale, al quale è stato consegnato  il premio Albo d’oro, assegnato a personalità che abbiano contribuito a diffondere e promuovere la cultura sarda), Mauro Palmas alla mandola, Silvano Lobina al basso, Andrea Ruggeri alla batteria e Marco Argiolas al clarinetto si è prodotta dapprima nell’intima invocazione religiosa Pregadoria (suonata pure al funerale di Parodi) e poi in Gallurese, una trallallera, una scatenata danza col pubblico a ondeggiare in piedi. Due brani tradizionali fatti conoscere mezzo secolo fa da Maria Carta, protagonista di uno degli incontri collaterali, uno speciale  di Rai Radio Techeté (a cura di Elisabetta Malantrucco) con interviste e materiale inedito dagli archivi dell’emittente pubblica. A trent’anni dalla morte di questa attrice “personificazione della Sardegna intangibile e indomita”, della magnifica interprete della musica tradizionale sarda che aveva cominciato a cantare da bambina lavando i panni al fiume e arrivò seconda a Canzonissima ‘74 con Amore disisperadu, carico dei melismi del cantu a chiterra.

 

 

 

 

 

 

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