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L’autodenuncia che scuote le Francia e sfida il Front national

L’autodenuncia che scuote le Francia e sfida il Front nationalChristian Troadec, sindaco di Carhaix

Accoglienza migranti Un villaggio di 8 mila anime, Carhaix, dal centro delle Bretagna al centro del dibattito nazionale sull'emergenza profughi. Grazie al sindaco (ex) populista Christian Troadec

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 11 settembre 2015

Forse qualcosa sta cambiando davvero in Francia. L’invito a rispondere colpo su colpo alle iniziative dell’estrema destra razzista e al suo discorso xenofobo, è stato raccolto e messo in pratica con disarmante semplicità.

Tutto comincia alcuni giorni fa in un villaggio di 8000 anime al centro della Bretagna, Carhaix. Il candidato capolista del Front National alle prossime elezioni regionali, Gilles Pennelle, annuncia che denuncerà tutti i sindaci che ospitino rifugiati nel territorio dei loro comuni e minaccia «azioni di propaganda politica». È in questo momento che scatta qualcosa nella testa di Christian Troadec, il sindaco di Carhaix, anch’egli candidato come capolista alle regionali, nella coalizione di sinistra indipendente Oui la Bretagne (Sì la Bretagna).

Il vecchio leader della rivolta dei Bonnets Rouges, che bloccò la regione nell’autunno del 2013, si autodenuncia pubblicamente. Troadec dichiara di ospitare da due anni nel suo comune due famiglie di Aleppo, di esserne fiero e di farlo a testa alta, consapevole dell’obbligo morale all’accoglienza di chi fugge. Il candidato bretone, spinto forse dall’alleanza con gli autonomisti di sinistra dell’Udb ad abbandonare la sfumatura populista che lo aveva contraddistinto in passato, rincara la dose e si dice pronto ad accogliere un’altra famiglia siriana, invitando tutti i suoi colleghi sindaci ad autodenunciarsi.

Pur in un contesto che potrebbe apparire regionale, questa presa di posizione rappresenta una svolta di più ampia portata, proprio perché alla vigilia di elezioni che potrebbero costituire le prove generali dell’affermazione del Front National alle presidenziali del 2017. Il fatto che provenga da un candidato che ha più volte tenuto un discorso a tratti populista e identitario (ma non razzista) segna una differenza importante con i populisti degli altri stati europei. Troadec sa di poter perdere voti dicendosi pubblicamente favorevole all’accoglienza, ma proprio per questo si pone come alternativa all’estrema destra.

Oppure, probabilmente, il vento sta cambiando. La fotografia di Aylan e le immagini della giornalista ungherese che si accanisce sui migranti hanno risvegliato l’umanità (almeno quella) dei francesi. Prova ne sia il fatto che in una settimana, secondo un sondaggio, i transalpini favorevoli all’accoglienza siano passati dal 44% al 53%. Si potrebbe ancora dire che non è il momento migliore per il Front National, vista l’incapacità d’interpretare l’ondata d’indignazione per la tragedia dei migranti e la contemporanea indagine per una gigantesca truffa ai danni dello stato, che il partito di Marine Le Pen avrebbe organizzato per ricevere rimborsi indebiti per la campagna elettorale del 2012.

Tuttavia non bastano i sondaggi e la momentanea debolezza dell’estrema destra a spiegare perché il gesto del sindaco di Carhaix sia così importante. Troadec, che con ironia ha ricordato come la delazione sia una pratica non del tutto sconosciuta tra le fila dell’estrema destra (il riferimento è al collaborazionismo sotto l’occupazione nazista), ha colto il centro della questione. La segnalazione dei sindaci dei comuni dove si ospitano i rifugiati proposta dall’estrema destra non rappresenta nient’altro che l’anticamera del pogrom, dell’assalto notturno dei cappucci bianchi, della notte dei cristalli.

L’autodenuncia, in questo caso, rappresenta la risposta politica più forte. E se il Front National che ha sempre osteggiato ogni manifestazione d’identità bretone, fedele a un ultranazionalismo franco-francese, accusa Troadec di metterla in pericolo accogliendo degli «stranieri», lui risponde proponendo, quasi inconsapevolmente, una nuova forma d’identità, che si potrebbe definire stratificata e composita, che poco dipende dal passaporto. La spiega bene con una frase, anch’essa di disarmante semplicità: «Uno dei rifugiati – dice – era direttore dell’ufficio del turismo ad Aleppo. Dovrebbe poter trovare un lavoro nello stesso settore in Bretagna».

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