Europa

L’Austria sospende Schengen, frontiere chiuse

Migranti Berlino: eurotassa sulla benzina

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 17 gennaio 2016

Un’altra crepa si apre nell’Unione europea. L’Austria ha infatti annunciato ieri di voler «annullare temporaneamente» le regole di Schengen aumentando i controlli alle sue frontiere. Ad annunciarlo è stato il cancelliere Werner Faymann in un’intervista al giornale Oesterreich: «Esattamente come fa la Germania abbiamo deciso di aumentare i controlli alle frontiere e di effettuare rimpatri». Chiunque raggiungerà l’Austria «verrà controllato. Chi non ha diritto all’asilo verrà rispedito indietro». Perché «se l’Ue non lo fa, non protegge le frontiere esterne di Schengen, è l’esistenza stessa dell’accordo a decadere».
Una notizia che se non arriva del tutto inattesa, ha comunque bruciato i tempi rispetto a quanto era stato annunciato. Poche ore prima che Faymann parlasse, era stata la polizia del Tirolo ad ventilare una possibile sospensione a primavera della libera circolazione tra Italia e Austria. A preoccupare le autorità austriache sono i circa 150-200 migranti che ogni giorno attraversano la frontiera del Brennero cercando di arrivare in nord Europa. Cifra bassa, che però le autorità austriache temono che possa presto alzarsi fino a toccare i 700 profughi al giorno. Senza attendere la primavera, Vienna ha però improvvisamente accelerato i tempi con una misura che suona come un atto d’accusa nei confronti dell’Italia, perdipiù in un momento in cui i rapporti tra Roma e Bruxelles sono particolarmente tesi. Con l’Austria sale a sei il numero dei paesi che hanno sospeso la libera circolazione, mentre si fa sempre più concreta l’ipotesi di creare un’area ridotta, una sorta di mini-Schengen di cui non farebbero parte Italia e Grecia A proporlo è stata nei giorni scorsi la Germania raccogliendo una proposta avanzata a dicembre dall’Olanda, attuale presidente di turno dell’Ue, che però era stata accantonata. Sempre ieri si è parlato anche della possibilità di istituire un’eurotassa sulla benzina i cui proventi servirebbero a finanziare i costi della crisi dei migranti.

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