L’atto di resistenza dei Negramaro, «oltre la paura»
Musica Esce oggi «Contatto» il nuovo album della band salentina. «Oggi è la parola più sognata da chiunque sul nostro pianeta»
Musica Esce oggi «Contatto» il nuovo album della band salentina. «Oggi è la parola più sognata da chiunque sul nostro pianeta»
Atto di resistenza? Anche, i Negramaro quasi al rintocco del ventennale di attività si sono ritrovati a lavorare su Contatto – il loro decimo album licenziato oggi per Sugar – pochi istanti prima dello scoppi o della pandemia che li ha costretti a relazionarsi singolarmente sul progetto. Dodici canzoni per un album complesso anche nella copertina: un progetto 3D nato dalla collaborazione tra la band salentina e il 3d artist Amin Farah di Theblacklab. «Oggi contatto – spiega Giuliano Sangiorgi – è la parola più sognata da chiunque sul nostro pianeta. Ma il titolo c’era già prima che questa maledetta pandemia stravolgesse le nostre vite. Volevano spingere sulla necessità di tornare in contatto, rivalutare la fisicità. Oggi ha un significato diverso ma altrettanto significativo».
«NOI RESTEREMO IN PIEDI» è una delle tracce più riuscite della raccolta: «Il tour e quanto è successo a Lele (il batterista ripresosi dopo una malattia che l’ha colpito due anni fa, ndr) ci aveva segnato. Una volta tornato a casa non sono stato bene fisicamente per tanti mesi, fino a quando qualcuno mi ha dato una scossa. La prima cosa che ho scritto è stato proprio questo pezzo, un moto di resistenza». Nella canzone le voci campionate dei manifestanti durante le proteste del movimentoblack lives matter. Disco curatissimo nei suoni, prodotto da Andro il tastierista della band che ha tenuto le fila durante tutto il lockdown, con una sola collaborazione,quella con Madame sulle note di Non è vero niente. Momento di estrema incertezza («se non riusiamo a tornare live, fra due anni cambio mestiere», aggiunge Giorgi), che tocca i lavoratori dello spettacolo: «Vorremmo che il governo e la politica in toto cominciasse a parlare della musica e della cultura non più come un bene effimero, ma come di una necessità primaria».
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