Rubriche

L’attiva spiritualità di Tullio Levi

L’attiva spiritualità di Tullio LeviTullio Levi

Divano Un saluto a Tullio Levi, intellettuale e presidente per molti anni della comunità ebraica di Torino.

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 14 agosto 2020

Nel maggio del 2008 Silvia e Tullio Levi ospitarono a Torino, nella casa in collina di Corso Chieri, Imre Toth, celebre per gli studi sulle geometrie non euclidee nel Corpus aristotelicum e nell’Accademia platonica. Di Toth era apparso presso Boringhieri La filosofia e il suo luogo nello spazio della spiritualità occidentale e l’Ateneo torinese aveva per l’occasione invitato il filosofo ad un seminario al quale partecipammo Romano Romani, curatore dell’opera, ed io stesso.

Il libro svolge argomenti sui quali il pensiero di Toth non ha mai cessato di interrogarsi: coscienza di sé; libertà e universalità del soggetto che sa il non essere come luogo della propria interiorità; riflessività assoluta del Me come creatio continua. Una idea della creazione che, sostiene Toth, è giudaico-cristiana (homo secundus deus) e che può dirsi estranea allo spirito greco. Il giorno seguente, per iniziativa della Comunità ebraica torinese della quale era allora presidente, Levi, svolgendone una puntuale illustrazione, introdusse i convenuti ad una discussione su un secondo volume di Toth, Essere ebreo.

Dopo l’olocausto. Ricordo alcune conversazioni che, in vista di quell’incontro, si svolsero tra Levi e Toth, a tavola o nei dopocena. Imre andava per gli ottantasette anni, la candida barba, i penetranti occhi verdi volti a Tullio mentre chiariva certi convincimenti nel suo ricco italiano di dotto poliglotta. E Tullio, la sua naturale gentilezza, la sua sobria intensità, che poneva una domanda. Pareva la estraesse delicatamente dall’attenzione piena del suo ascolto e la muovesse nella cadenza piana della sua voce.

Quella sua voce educata nei toni, appena velata dall’accento piemontese che formulava frasi pulite e senza superfluità di parole. Io non voglio idealizzare quei momenti, ora che anche Tullio è morto e il dolore mi serra la gola mentre rievoco qui, nel ricordo, quei giorni. Sarà bene allora ch’io mi attenga agli argomenti che furono trattati e senza sovrapporre alcunché di mio. Si comprenderà, senza inutili aggiunte, il tenore e l’elevatezza delle questioni ragionate. Mi limito a trascrivere da Essere ebreo alcuni passi che, ricordo, ebbero, tra altri, speciale rilevanza in quelle conversazioni.

Tutti questi erano argomenti che attraversavano la coscienza di Levi ed orientavano il suo impegno pubblico e civile. Toth li allinea e Levi li riconosce, credo, come già da lui individuati, degni di meditazioni e di ulteriori verifiche. «Gli Ebrei sono stati il veicolo di certi principi universali di morale che, dal loro inizio, hanno avuto una funzione decisiva nello sviluppo spirituale dell’Occidente: la sacralità suprema della vita umana; l’esistenza di un’autorità suprema, unica, quella di Dio, che è unica e la stessa per tutta l’umanità; l’idea della giustizia sociale (un giorno di riposo settimanale per il signore e lo schiavo)».

E, ancora: «la parola di Dio è inaccessibile ai mortali; è dunque dovere di ciascuno interpretarla e l’interpretazione della Scrittura è obbligatoriamente libera». Gli ebrei: «la loro patria eterna la portano ovunque con sé. Era un libro in cui era scritto: ‘Non uccidere’», essi «rappresentano sempre e ovunque il tessuto connettivo dell’Umanità», scrive Toth, e fondamento della mediazione «è la capacità di intelligere, la facoltà di comprendere simultaneamente le due parti in presenza, l’amico e il nemico; la capacità d’identificare lo Stesso e l’Altro».

Si è detto dello spirito di accoglienza e di inclusione come di una modalità di Levi affermata nello spirito della Costituzione. Si è detto del suo impegno – nel nome di Shimon Peres – per la pace. E si è detto del suo infaticabile operare all’affermazione di quei valori. Quell’operare, quell’impegno civile, la rarissima umanità di Levi hanno il loro fondamento nella sua spiritualità e nella sua spiritualità trovano alimento.

Tullio è morto in un giorno di agosto. Questi mesi d’estate, per lunghi anni, sono stati quelli in cui la vicinanza quotidiana mi stringeva a lui, toccati dallo stesso vento e bagnati dalle medesime piogge mentre, notte dopo notte, Orione saliva dal crinale della montagna a illuminare la sua casa e la mia.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento