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L’«astronave» non decolla, nelle Marche mancano i medici

L’«astronave» non decolla, nelle Marche mancano i mediciIl Covid hospital di Civitanova, in basso i pazienti ricoverati sulle barelle in un pronto soccorso marchigiano

Situazione esplosiva Il Covid Hospital di Bertolaso senza anestesisti, negli altri ospedali c’è grave carenza di posti letto. E alla Regione non resta che stipulare un accordo con alcune case di cura private

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 21 novembre 2020
Mario Di VitoCIVITANOVA MARCHE

Ricoveri in barella, letti nei corridoi, piani sgomberati per fare spazio ai pazienti affetti da Covid. E un’astronave che non riesce proprio a decollare: qui non mancano i malati, ma i medici non si trovano e una parte della struttura messa su in primavera da Guido Bertolaso e dall’Ordine di Malta è stata prestata all’Umbria. «Da soli non siamo in grado di gestirla», ha detto in un inedito lampo di sincerità l’assessore marchigiano alla Sanità Filippo Saltamartini (Lega).

Nelle Marche arancione la situazione è ormai ai limiti della sopportazione: gli ultimi dati parlano di diciannove ricoverati in più in ventiquattro ore (da 604 a 623) e tre pazienti in più in terapia intensiva (da 78 a 81), mentre i degenti in reparti non intensivi sono aumentati di diciotto unità (da 387 a 405). Calano, in compenso, le persone in semintensiva, da 139 a 137.

A CIVITANOVA MARCHE, città del Covid Hospital di Bertolaso, l’ospedale civile quasi non riesce più a gestire la mole di ingressi al pronto soccorso e i pazienti vengono ricoverati dove capita all’interno dell’area Covid, senza poter uscire per non correre il rischio di infettare i reparti ancora «puliti». La stessa cosa sta accadendo negli ospedali di Ascoli e San Benedetto del Tronto, che pure hanno esaurito i posti all’inizio della settimana, con la dirigenza che ha constatato l’impossibilità di trasferire i degenti altrove e si è vista costretta a chiudere altri reparti.

Dalla Regione la soluzione è stata escogitata soltanto negli ultimi giorni tramite un accordo con alcune case di cura private, che hanno dato la disponibilità ad attivare altri 213 posti letto alla bisogna. Il problema è di prospettiva: soltanto la scorsa settimana nelle case di riposo sono stati registrati più di 300 contagi, e il rischio serio è di star mandando pazienti a curarsi in dei veri e propri focolai.

La mossa evidentemente disperata della giunta di Francesco Acquaroli (Fdi) svela in maniera definitiva il bluff del Covid Hospital di Civitanova: qui vanno soltanto pazienti che necessitano di ricovero in terapia intensiva o subintensiva ma, come ha ammesso lo stesso Saltamartini, «mancano gli anestesisti, non li abbiamo trovati». E bisogna considerare che quasi tutti i medici della provincia di Macerata sono già stati precettati e costretti ad andare nell’astronave in aggiunta al proprio orario di lavoro.

IN TUTTO QUESTO, la presidente dell’Umbria Donatella Tesei, vista la carenza di posti letto nella sua regione, ha strappato un accordo per poter usufruire di un blocco della struttura marchigiana, ma anche qui è completamente insoluto il nodo relativo al personale. «Per organizzare un turno – spiegano fonti sindacali – servirebbero cinquanta persone per ogni modulo, tra medici e infermieri. Senza nuove assunzioni si sottrarrà personale agli altri ospedali». I ricoverati, al Covid Center, per ora sono poco più di quaranta e chi ci lavora assicura che è sostanzialmente impossibile accoglierne altri: il personale è allo stremo e diverse testimonianze riportano che a fare le visite mediche ormai ci vengono mandati specializzandi o specialisti in discipline che poco hanno a che fare con la pandemia, come gli otorini e gli oculisti.

BENCHÉ LA SITUAZIONE si esplosiva, nelle Marche, il presidente Acquaroli sta facendo di tutto soprattutto per evitare che la sua regioni diventi rossa. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore Sanità, il rischio è piuttosto contenuto, ma ad Ancona nessuno appare in grado di capire se si riuscirà a restare all’interno dei ventuno parametri sulla base dei quali il ministero della Sanità prende le sue decisioni. È per questo che giovedì Acquaroli ha diramato un’ordinanza per proibire gli assembramenti che in nulla si distacca da quanto già previsto nell’ultimo Dpcm.

APPARE PIÙ GOFFO, invece, il tentativo di dimostrare che non ci siano problemi con i ricoveri: una settimana fa, all’improvviso, da un giorno all’altro, nelle tabelle diffuse dalla Regione si è notato un calo di un’ottantina di unità nella colonna dei posti letto occupati. Il motivo è che, senza fornire spiegazioni, semplicemente si è smesso di contare chi è al pronto soccorso in attesa di essere ricoverato.

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