I fantasmi del titolo dell’ultimo romanzo di Nadia Terranova che la protagonista Ida cerca di abbandonare sono vari: in primo luogo, certo, quello del padre, che un giorno, quando Ida era ancora bambina, scompare per sempre dalla sua vita, restando come presenza, perturbante. Ma non solo: i fantasmi da abbandonare sono anche quelli dell’infanzia di Ida, con il ricordo dei giorni in cui i suoi genitori erano insieme, felici, e quelli di lei ragazzina, che nell’adolescenza a Messina era prima di tutto la figlia di un uomo scomparso.
QUESTI FANTASMI di sé Ida li rincontra nella casa dove è nata e in cui è stata chiamata dalla madre. La donna ha infatti deciso di vendere e ha quindi bisogno che la figlia torni e decida cosa fare degli oggetti rimasti nella sua stanza. Dei vestiti, delle piccole cose che si custodiscono nel tempo a rappresentare un momento, una speranza, un sogno: la scatola in cui Ida ha riposto i ricordi di sé e del padre, per esempio, perché anche i fantasmi hanno i loro tesori.
In Addio fantasmi (Einaudi, pp. 208, euro 17) questi ultimi hanno un corpo, o meglio: l’assenza ce l’ha, o ancora più precisamente, l’assenza sola si può permettere di averne più di uno. Per esempio, l’acqua che si accumula da anni sul tetto della casa natale è il corpo dell’irrisolvibile: da quando il padre è scomparso Ida e la madre non riescono a riparare quella perdita, non solo quella dell’uomo della loro vita, neanche quella idrica che imperversa sulla loro abitazione.
Quell’acqua rappresenta anche l’incomprensibilità dolorosa dei destini differenti: perché i vicini di casa sono indenni da quella perdita? E come mai sono immuni alla separazione, alla sterilità? Sono infatti una famiglia rumorosa che Ida ricorda piena di vita già quando era ragazzina e che rivede uguale tornando a Messina.
L’ASSENZA perseguita Ida anche nel tempo presente al romanzo: in Sicilia vive quella del marito rimasto in continente e anch’essa ha conseguenze fantasmatiche. Più che del compagno amato, Nadia Terranova in questo caso ci racconta il vuoto del desiderio, lo svanire della ragione per cui si sono incontrati e si sono scelti per trasformare la sopravvivenza in vita. Anche questo fantasma ha prima di tutto un senso nel corpo: nel letto i due non si cercano più e se lo fanno, di rado, questi incontri hanno il sapore dell’assenza. Viva e palpitante anche in questo romanzo di Nadia Terranova resta la memoria, la casa dei fantasmi e dell’identità.
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