L’aspirante scrittore di Matei Visniec travolto da impreviste slavine del senso
Dan Flavin, «Senza titolo»
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L’aspirante scrittore di Matei Visniec travolto da impreviste slavine del senso

Scrittori romeni «Venditore di incipit per romanzi», da Voland
Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 ottobre 2023

Nel luglio del 1965, mentre guidava la sua piccola Opel bianca diretto verso Acapulco con moglie e figli, Gabriel García Márquez fu folgorato dall’affiorare alla sua mente  di una frase: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione…». Il suo biografo, Gerald Martin, racconta che lo scrittore colombiano fece marcia indietro e tornò a Città del Messico, dove  da quella frase partì per scrivere quello che sarebbe  diventato Cent’anni di solitudine.

È  solo un esempio del potere incantatorio che può esercitare una combinazione di parole, a sua volta  in grado di far germinare, tramite imponderabili alchimie, un intero mondo finzionale. Il critico e teorico della letteratura Federico Bertoni nel suo saggio sul Romanzo (La Nuova Italia, 1998) ricorda come la prima frase sia a tutti gli effetti una soglia «che strappa il lettore al suo mondo quotidiano e lo risucchia in mondo altro pieno di uomini, oggetti ed eventi che appartengono ad un diverso ordine di realtà».

Attorno a questa che è al tempo stesso una promessa e una premessa, Matei Vișniec – autore poliedrico e sorprendente  – ha costruito, con consapevolezza e senso dell’umorismo, il suo caleidoscopico Venditore di incipit per romanzi (Voland, pp.368, € 19,00), tradotto con perizia e empatia da Mauro Barindi che aveva già curato la versione italiana di Sindrome da panico nella Città dei Lumi (Voland, 2021).

«La prima frase di un romanzo deve contenere un po’ dell’energia di un grido istintivo che provoca una valanga…»: così il misterioso personaggio di Guy Courtois si rivolge a un timido scrittore in cerca di ispirazione, identificato quale potenziale cliente da una non precisata agenzia, che negli ultimi duecento anni ha fornito «servizi discreti e fondamentali» alla letteratura mondiale, offrendo a scrittori quali Camus, Kafka, Thomas Mann, Ernesto Sábato, Hemingway, Céline, Kobo Abe e molti altri le «prime frasi», accuratamente pensate e personalizzate in modo da tirar fuori da ciascuno il massimo potenziale creativo. Per assicurarsi i servizi della blasonata agenzia rappresentata da Guy Courtois occorre dimostrarsene degni, e all’esordiente scrittore, M.,  è dunque richiesta una prova.

Prende così forma un rutilante carosello di storie che si alternano e man mano si intersecano, e si ramificano: quella del giovane autore e dei suoi rapporti con l’agenzia, la storia «d’amore» tra M. e l’inafferrabile signorina Ri (personaggio che compare anche nella raccolta poetica Vi se pare cumva nedreaptă dispariția dumneavoastră?, in italiano Le pare forse ingiusta la sua scomparsa?),  la storia del caustico Bernard, librario e autore di incipit di romanzi che non è mai riuscito ad andare oltre la prima frase, le vicende non a caso oniriche del Dipartimento dei Sogni, e ancora la storia dell’ipercomputer neuronale Easy Teller, concepito per scrivere romanzi,  e altre ancora. La prosa di Matei Vișniec è costruita in modo sapiente e si fa sempre più coinvolgente via via che si  scoprono  connessioni, travasi di  personaggi da una storia all’altra e via via che il lettore costruisce la sua propria rete di ipotesi e sospetti. Il tutto  innervato da una sana dose di ironia – ora sottile, ora  mordace (soprattutto quando offre il destro a una riflessione sui modelli culturali del globalismo) ora rivolta dall’autore a se stesso.

Particolarmente divertenti le pagine in cui l’ipercomputer Easy Teller, guidando il suo fruitore nella scrittura  di un romanzo virtuale, lo colloca nella famiglia degli scrittori «che dispongono di molto spirito e senso dell’umorismo, che combinano il fantastico con l’onirico, il gusto per l’assurdo e per l’insolito con un’immensa e profonda acutezza nell’osservare la realtà»; o quelle paradossali in cui si racconta come – finalmente! – «gli scrittori romeni riuscirono … ‘ad arricchire’, per la prima volta, il patrimonio della cultura universale con un elemento di originalità assoluta». La struttura caleidoscopica e la dimensione metaletteraria fanno del Venditore di incipit per romanzi un esempio di narrativa postmoderna e per qualche verso pirandelliana: «impossibile – dice la signorina Ri, ironica portavoce autoriale – da incasellare in un genere letterario»; ma ne viene soprattutto fuori un sorridente e al tempo stesso malinconico elogio del caos quale germinazione del possibile, serbatoio di potenzialità rese feconde dal fatto di non approdare mai a un compimento, non sottomettendosi alla logica del prodotto per restare eterna produzione.

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