Cultura

Laski, l’economista della Riforma Cruciale

Commiati Addio allo studioso polacco che scrisse «From Marx to Market» e che mise in guardia i paesi socialisti prima delle varie catastrofi

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 27 ottobre 2015

Kaszimierz-Laski-1990
Il professor Kazimierz Laski, nato a Varsavia nel 1921 si è spento a Vienna pochi giorni fa. Sopravvissuto all’occupazione tedesca (girando armato in città, come mi raccontò), allievo di Michael Kalecki, era diventato una delle personalità più rilevanti nella battaglia per la riforma economica delle economie pianificate, da direttore dell’Istituto di economia politica dell’Sgpis (Scuola superiore di pianificazione e statistica di Varsavia), ai cui seminari partecipava Michael Kalecki.

Dovette abbandonare l’Istituto nel 1968. Ricordo ancora quando, nel pieno della campagna antisemita che lo costrinse a lasciare, mi disse: «Caro Gabriele (ero borsista del ministero degli esteri, ndr) non son tempi per parlare di economia, parliamo del tempo». E mi annunciò la partenza per Vienna, dove Joseph Steindl allora direttore dell’Istituto di Vienna per l’Economia Comparata (Wiwv) l’aveva chiamato. Istituto di cui poi diventò direttore. Il Wiwv produceva un’incredibile mole di lavori sulle economie pianificate. Ma non fu certo questa mole empirica a suggerirgli il titolo del libro che scrisse con il suo amico e collega, Wlodzimierz Brus, allievo di Oskar Lange. Titolo autoironico, che suggeriva la disillusione di un’intera vita: From Marx to Market, dove l’inglese rende meglio il gioco di parole.

Insieme a Brus aveva combattuto per anni la battaglia politica per la riforma economica dei paesi socialisti. Quella riforma che lo stesso Michael Kalecki aveva definito la «Riforma Cruciale» (necessaria) del socialismo paragonandola a un’altra Riforma Cruciale, quella rooseveltiana del capitalismo, in un articolo – pubblicato in Italia su Politica ed Economia – scritto insieme a Tadeusz Kowalik, studioso di Rosa Luxemburg (e mio docente a Varsavia dopo Laski).

Ma la riforma non c’era né ci sarebbe stata. Kalecki lo sapeva benissimo, e con lui Laski e Brus. Il ’68 fu fatale per quel progetto. L’offensiva conservatrice nel Poup (Partito operaio unitario polacco; il partito di regime), cui l’antisemitismo aveva dato consenso di massa, va letta in parallelo con l’attacco alla Primavera di Praga – concluso tragicamente con l’invasione – il cui nucleo era infatti la «riforma economica».

Ma seppur meno violenta, l’epurazione del partito polacco non fu meno vasta, e portava a compimento in Polonia lo scontro aperto in Unione Sovietica nel 1964 con la defenestrazione di Chrusciov da parte di Suslov, dietro il paravento del kagemusha Brezhnev. Laski aveva combattuto questa battaglia fin dall’inizio, insieme a Brus e Kowalik (tutti non solo membri del partito, ma anche docenti negli istituti di formazione superiore del partito), restandone via via sempre più disilluso fino al titolo, ironico e amaro, del libro scritto insieme a Brus.

Ma le radici di sinistra erano rimaste. Accantonando Marx, si era ancora più saldamente radicato nell’insegnamento di Kalecki. Nei primi anni Novanta, su quella base, aveva criticato aspramente la shock therapy – l’immersione brutale dell’economia polacca nell’inflazione e nel mercato – della cui adozione l’economista statunitense Jeffrey Sachs aveva convinto la nuova direzione politica della Polonia nell’estate del 1989, prevedendone con incredibile precisione, inascoltato, le gravi conseguenze recessive.

Così continuò, fino all’ultimo. Con riferimento teorico a Kalecki, contro la politica europea di austerità. Di lui si può dire quello che Kowalik scrisse in morte del loro maestro Kalecki: una vita che aveva ha raggiunto i suoi scopi e il cui lavoro era stato compiuto con onore.

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