Prima Maria Stella Gelmini, a caldo, al termine della convulsa giornata di mercoledì palazzo Madama che sembrava non finire mai. Poi, ieri mattina, un altro ministro, anche lui forzista storico, ma ultimamente draghista di più: anche Renato Brunetta dà l’addio al Cavaliere e al suo partito. Anzi: «Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia».

Il titolare della pubblica amministrazione in Transatlantico a Montecitorio ha abbracciato i deputati di Fi, ma chiamando «irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese» non votando la fiducia a Mario Draghi. Il numero due di Forza Italia, Antonio Tajani, stizzito, risponde che chi lascia il partito dovrebbe dimettersi anche da parlamentare, grillismi di fine stagione.

Ben più pesante e livoroso Silvio Berlusconi, che intervistato da Repubblica commenta così l’addio dei ministri: «Riposino in pace. Stiamo parlando di esponenti senza seguito né futuro politico». La destra ha fatto cadere il governo?? Macché: «Non volevamo far cadere Draghi, ma si è reso indisponibile a un bis. Probabilmente era stanco e ha colto la palla al balzo per andarsene». Nella corsa elettorale a negare la responsabilità del patatrac, rilancia Giorgia Meloni: «È andato via per non vedere la tempesta».

Ma il partito di Arcore perde pezzi pesanti. Lascia anche Andrea Cangini, senatore ex direttore del Quotidiano nazionale e Resto del Carlino, che mercoledì ha votato la fiducia a Draghi. Attesa, la presa di posizione della terza ministra azzurra, sempre prudente, è arrivata ieri sera. Conferma di non aver condiviso la decisione di Forza Italia che «rappresenta una frattura con il mondo di valori nei quali ho sempre creduto». Una decisione, conclude, che «mi impone di prendere le distanze e di avviare una seria riflessione politica». Insomma, per la prudente Carfagna tra lei e Forza Italia ancora non è detta la parola fine, anche se a questo punto sembra imminente. Resta da vedere quale sarà l’approdo dei fuoriusciti, Le elezioni sono vicinissime, il tempo per grandi manovre al centro è davvero esiguo.