Eretico, concettuale, scomparso prematuramente a 54 anni nel 1981, l’artista Vincenzo Agnetti – nel corso della sua breve ma intensa carriera – ha indagato tutte le possibili intersezioni tra immagine e testo, declinando la parola in forme iconiche e l’immagine in poesia. Lontano dallo spirito impersonale, semiotico e dalle teorizzazioni dei concettuali di area anglosassone – come Sol LeWitt, Joseph Kosuth o Art & Language – Agnetti ha ideato paradossi e tautologie, creando cortocircuiti interpretativi intrisi di riflessioni di carattere storico, culturale e filosofico. Tutto, per lui, era un atto linguistico: è la parola a suggerire indagini e a costruire...