L’Arc de Triomphe, il riscatto dopo gli assalti
Installazioni d'arte L'impacchettatura (postuma) del monumento nazionale secondo il progetto di Christo e Jean Claude fa discutere, ma neanche troppo. Questa volta nessun contribuente ha pagato, ma i soldi li hanno messi solo gli artisti
Installazioni d'arte L'impacchettatura (postuma) del monumento nazionale secondo il progetto di Christo e Jean Claude fa discutere, ma neanche troppo. Questa volta nessun contribuente ha pagato, ma i soldi li hanno messi solo gli artisti
Migliaia di persone stazionano ogni giorno intorno all’Arc de Triomphe, nella parte alta degli Champs-Elysées, per ammirare (già dallo scorso fine settimana) il grandioso impacchettamento del più «nazionale» fra i monumenti francesi, una installazione postuma dell’artista di origine bulgara Christo (morto il 31 maggio 2020) e della compagna Jeanne-Claude (scomparsa nel 2009). Un’opera effimera – come sempre nell’idea degli artisti – che durerà solo fino al 3 ottobre e che racchude in sé «l’eleganza del regalo d’addio», come ha titolato in prima pagina il quotidiano cattolico La Croix. Un’impacchettatura realizzata con 25mila mq di stoffa blu argentata, con pieghe che rimandano a tutta la storia dell’arte, trattenute da tremila metri di corde rosse. «Sarà come un oggetto vivente – aveva previsto Christo – che si animerà nel vento e rifletterà la luce. Le pieghe si muoveranno, la superficie del monumento diventerà sensuale, la gente avrà voglia di toccare l’Arc de Triomphe».
IL PROGETTO RISALE a circa sessant’anni fa. Allora, Christo e Jeanne-Claude abitavano vicino all’Etoile e si erano appena conosciuti. Dopo l’arrivo nel 1958 dell’artista a Parigi, fuggito dalla Bulgaria comunista, avevano progettato insieme l’intervento, descritto con un fotomontaggio nel 1962 e in alcuni collage nel 1988.
Come accade a ogni opera di Christo e Jeanne-Claude le polemiche non sono mancate, pur se sono state di minor tono rispetto a quando, nel 1985, la coppia imballò il Pont Neuf. Allora c’erano voluti anni di trattative con i poteri pubblici: era intervenuta a favore Claude Pompidou, moglie dell’ex presidente Georges Pompidou e, alla fine, il ministro della cultura Jack Lang aveva fatto pressioni sulle reticenze del sindaco Jacques Chirac. Questa volta, Macron ha approvato l’idea nel 2019, l’anno prima della grande mostra che il Pompidou ha dedicato agli artisti, dal titolo Christo e Jeanne-Claude, Paris!, tappa fondamentale sulla strada che ha portato all’Arc de Triomphe.
In questa opera, c’è soprattutto il modello dell’impacchettatura del Reichstag (era 1995): simbolicamente, aveva rappresentato la riunificazione tedesca e oggi Macron sogna un’eco in Francia. A pochi mesi dalle presidenziali, potrebbe essere una rinascita dell’Arc de Triomphe, preso d’assalto e danneggiato in una manifestazione dei gilet gialli il 1 dicembre 2018. Le autorità hanno posto la condizione che il monumento resti aperto al pubblico durante le due settimane di impacchettatura e che la cerimonia giornaliera della fiamma sulla tomba del milite ignoto possa aver ugualmente luogo ogni sera.
Il costo dell’installazione è di 14 milioni di euro ed è garantito, come sempre nel caso di Christo, dalla vendita di opere della coppia di artisti (c’è un’asta da Sotheby’s sui disegni preparatori). Il fatto che il contribuente non abbia dovuto sborsare soldi ha certamente smussato le polemiche (anche se qualcuno sottolinea che i mecenati potranno scaricare quei costi dalle tasse). Il nipote di Christo, Vladimir Yavachev, che si occupa della realizzazione, si è inoltre impegnato a devolvere ai monumenti francesi gli introiti della vendita dei prodotti derivati.
RISPETTO AD ALTRI INTERVENTI recenti di artisti nello spazio pubblico parigino la querelle è meno pungente: basti pensare al Mazzo di tulipani di Jeff Koons, un regalo (però oneroso, ha offerto solo i disegni alla città) per onorare le vittime degli attentati del 13 novembre 2015 e che è destinato a restare (dietro il Petit Palais). O all’aggressione di cui era stata vittima la scultura Tree di Paul McCarthy, collocata in modo effimero in place Vendôme per la Fiac del 2014. Nel passato, la Tour Eiffel, la Piramide del Louvre o le colonne di Buren al Palais Royal erano state accolte con ostilità assai maggiore.
La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo – candidata alla presidenza della Repubblica – ha approfittato dell’impacchettatura per fare un ulteriore passo verso la limitazione delle auto a Parigi: il traffico all’Etoile, di solito una giungla, sarà chiuso questo fine settimana e il prossimo.
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