L’appello delle accademiche disturba Guerrini
LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE La consigliera 5S scrive mail alle firmatarie per giustificare la chiusura
LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE La consigliera 5S scrive mail alle firmatarie per giustificare la chiusura
«Come donne che lavorano nell’Università da sempre a favore della positiva differenza femminile, siamo accanto alla Casa internazionale delle donne di Roma nella difesa della sua autoderminazione e autonomia»; si apre così l’appelloche a fine maggio è stato diffuso e firmato in poche settimane da oltre 500 tra docenti, bibliotecarie, amministrative sia dall’Italia che da altre parti del mondo; il valore di quel piccolo documento politico sintetizza in effetti le intenzioni di migliaia, tra donne e uomini, che in questi mesi hanno voluto dare un segno della propria vicinanza all’ipotesi dello sfratto dal Buon Pastore.
Sarà stata proprio quella brevità essenziale dell’appello – il testo è stato proposto da Laura Fortini al gruppo di Non Una Di Meno di RomaTre – che ha colpito Gemma Guerrini portandola a rispondere a molte delle firmatarie con mail personali tese a specificare alcuni punti. Presidente della commissione delle elette al Comune nonché autrice della mozione presentata nella seduta consiliare del 17 maggio sul «fallimento» della Casa internazionale e il conseguente «riallinemento a più moderne esigenze», Guerrini – pochi giorni fa – ha pensato dunque di specificare ad alcune delle firmatarie (che poi hanno autorizzato la pubblicazione della notizia nelle pagine di questo giornale, ndr) la sua posizione, insistendo su alcuni punti: il primo è che durante la seduta consiliare non le è stato concesso di illustrare il testo della mozione a causa delle proteste da parte delle interessate. Il secondo è che all’invito offerto al Direttivo di via della Lungara per fare parte in futuro del «tavolo» con le altre associazioni, proprio le donne della Casa si sono mostrate poco interessate concentrate sull’aspetto «economico e patrimoniale».
Singolare che, in piena estate, la consigliera, per mesi irraggiungibile al telefono e per mail alle sollecitazioni di incontro, si premuri di dettagliare la propria posizione a chi ha firmato un appello mostrando l’inequivocabile idea di una città politicamente dotata di luoghi simbolici cruciali come la Casa delle donne. Sorprende il tentativo giustificatorio, visto che durante quella seduta consiliare non solo alle rappresentanti del Direttivo è stata negata la parola ma è stato poi comminato – ad alcune di loro – il daspo, oltre a essere state perquisite prima di entrare in Campidoglio. Anche tentare di fare apparire il Direttivo interessato all’aspetto economico e patrimoniale è lontano dalla realtà. Visto che è questa giunta ad aver dato un prezzo preciso alla morosità della Casa e, respinta la memoria presentata dalle donne di via della Lungara che hanno segnalato i servizi offerti in questi anni alla città, ha pensato bene di chiudere qualsiasi possibilità di ulteriore ragionamento di merito politico. E sembra essere proprio questo il nodo della vicenda; ovvero che il lavoro fatto dalla Casa sia «incalcolabile e che abbondantemente sopravanzi quanto dovuto al mercato», come si legge alla fine dell’appello delle donne dell’Università. Che quel «di più» di libertà femminile ha un’unica risposta plausibile: essere accolto. Gemma Guerrini è sempre in tempo per ringraziare l’esperienza del femminismo, di cui la Casa internazionale è un capitolo italiano importante che lei, insieme alla giunta 5stelle, intende chiudere.
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