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L’appello dei Zezi: Z’arc, l’archivio

L’appello dei Zezi: Z’arc, l’archivio

Il progetto Un organismo che a Pomigliano raccolga e conservi i materiali di 50 anni di attività

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 24 aprile 2021

Angelo De Falco, uno dei fondatori e leader storico dei «Zezi gruppo operaio di Pomigliano D’Arco», lancia un appello e una proposta culturale alla maniera sua, senza vittimismi o patetiche richieste di finanziamenti. Forti di una storia di un’attività di circa 50 anni che parla da sola, De Falco e gli altri componenti dei Zezi, con alcuni fisiologici ricambi generazionali, con il progetto Z’arc – zezi, archivio di viva memoria vogliono semplicemente richiamare l’attenzione su una realtà culturale che nell’ambito della diffusione e divulgazione della cultura popolare e contadina e operaia continua ad esistere e resistere. Un «archivio» per custodire un patrimonio unico.

L’appello è sintetizzato nello slogan «È necessario / si deve fare / è ora!».

«Occorre un organismo locale (una fondazione, una onlus, una casa o un centro culturale, magari un’altra forma associativa) che nasca qui a Pomigliano, dove sono nati i Zezi nel 1974, – dice De Lalco – i continuatori di una diffusa tradizione orale e gestuale degli «illetterati», i giovani appassionati che partirono dalle parole e dai segni del passato per tentare di amplificarne la forza, di viverli nel presente come una storia inestimabile del territorio, come un insieme di saperi estranei e ribelli alla cultura egemone. Pomigliano, luogo come tanti nell’entroterra vesuviano, con donne e uomini legati alle antiche memorie contadine e poi operaie, con le loro lotte e i loro dolori, con il desiderio di farsi ascoltare, di avere voce anche attraverso conoscenza e azione, attraverso la danza, il canto e la musica del lavoro, dell’amore, della magia, del sacro e del pagano. Un patrimonio multiforme e in pericolo, un insieme strabiliante di storie, nascoste o tramandate, da custodire ma soprattutto da rendere vitali nella quotidiana esistenza di ognuno».

«Oggi va immaginato e costruito un congegno, una organizzazione e un luogo dinamici e fertili di attività culturali e politiche, con e per il territorio, che coinvolga la cittadinanza: i singoli, le associazioni, i circoli, il volontariato, gli operatori culturali, a partire dagli anziani custodi della memoria locale. – aggiunge De Falco – Che metta insieme quanti desiderano cambiare la cruciale condizione di disagio e disuguaglianza sociale in cui ci troviamo, per creare un destino diverso da quello della rassegnazione, della povertà materiale e ideale, della dimenticanza. Prima di tutto con e per le nuove generazioni. Per loro va fatto tutto il possibile, anche e specialmente ora, in una fase così tragica da noi e nel mondo intero, per superare incertezze e difficoltà: sono le nuove generazioni che crescendo e creando responsabilmente, opponendosi all’ignoranza e alla disperazione, potranno aprire la strada ad un domani dignitoso ed equo. Una lotta che andrà avanti anche conoscendo e adoperando gli innumerevoli strumenti e voci del patrimonio finora prodotto qui e intorno. I contadini, gli artigiani, gli operai, i senza lavoro, i senza scuola hanno elaborato nel tempo un sapere inaspettato e prezioso, oggi dovrebbero essere i loro figli, ed ogni abitante cosciente di Pomigliano, ad arricchire e ad arricchirsi dei materiali dell’archivio nascente. Z’arc sogna con molti che Tra cient’anni e ciente mise torna l’acqua a sti paise».

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