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L’apoteosi di Guerreiro nel Giro delle nebbie

L’apoteosi di Guerreiro nel Giro delle nebbie – Ap /LaPresse

Contagiro 2020 Tappa 9. Si parte in riva al mare da San Salvo, e si arriva a Roccaraso, dove ci fa un freddo cane e spira un brutto ventaccio di traverso

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 12 ottobre 2020

È un tempo da lupi quello che accompagna il Giro nell’arrampicata su per l’Appennino degli Abruzzi. Si parte in riva al mare da San Salvo, e si arriva a Roccaraso, dove ci fa un freddo cane e spira un brutto ventaccio di traverso. Qui nel ’53 Coppi mise in fila tutti gli eroi dell’epoca d’oro, da Bartali a Bobet a Geminiani.

Oggi invece, per i big, è per lo più una lenta transumanza, giacché, sui duecento chilometri di corsa, quel poco che succede tra gli uomini di classifica succede a meno di mille metri dal traguardo, mentre più avanti si svolge la vicenda dei fuggitivi di giornata. Le scaramucce sono iniziate a mezzo stampa: secondo Fugslang Nibali sarebbe invidioso di lui.

Vecchie ruggini, risalenti ai tempi in cui il danese faceva da gregario all’italiano, e che un presunto sgarbo sul Gargano avrebbe rinfrescato. Si presentava Nibali, nel ’15, al Tour da campione uscente, ma alla prima difficoltà fu degradato a reti unificate a favore del gregario. Il siciliano smentisce il livore, ed anzi accampa amicizie tra le rispettive consorti. L’ambiente intorno alla corsa veltronianamente smorza, attendiamo le prossime puntate.

Sulla strada si sviluppano le classiche due corse in una, per l’alloro di giornata e per la maglia rosa. All’inizio scappano in otto, poi le salite della Majella scremano la compagnia e sul traguardo rimangono a giocarsela Guerreiro e Castroviejo. È l’apoteosi del ciclismo portoghese: Guerreiro prevale intirizzito nello sprint a due, mentre il suo vicino di casa, Almeida, mantiene il simbolo del primato. 

In gruppo si vivacchia. A una trentina di chilometri dal traguardo i due duellanti sulla carta (stampata) Nibali e Fugslang mandano due dei loro a provare a fare corsa dura, ma che non sia la giornata delle grandi imprese lo si vede quando Mosca e Felline si girano e si accorgono che hanno perso le ruote dei mandanti della loro bravata.

Si arriva dunque sull’ultima erta, già in vista del traguardo, quando già i giochi per la tappa sono fatti, e lì è Kelderman a piazzare uno scatto secco, al quale Fugslang regge, ma non Nibali, che arranca livido in volto. Lo sorpassano, del gruppo dei migliori, in una decina.

Se si tratta di distacchi si sta parlando di secondi, se si tratta di morale sono punture di spillo fastidiose, se si tratta di segnali per il siciliano non sono per niente buoni. Se, infine, si tratta del prosieguo, allora non potrà che ingarbugliarsi: Nibali era considerato il faro della corsa, ora fa un po’ meno luce, ed in questo autunno nebbioso ci sarà chi ne vuole approfittare.

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