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L’Antropocene non trova casa

L’Antropocene non trova casa

Materia oscura La proposta di dichiarare ormai acquisita l'epoca che segna la profonda impronta della specie umana sul resto del pianeta è stata respinta. Siamo ancora nell’Olocene, iniziato circa 11.700 anni fa, con la fine dell’ultima glaciazione

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 9 marzo 2024

L’Unione internazionale dei geologi ha respinto la proposta di dichiarare iniziata l’epoca dell’Antropocene. Per ora, dunque, rimaniamo nell’Olocene, iniziato circa 11.700 anni fa con la fine dell’ultima glaciazione. La decisione, affidata a una commissione di esperti e anticipata dal New York Times, è stata presa con una sorprendente maggioranza contraria di dodici no e quattro sì. Ma il presidente della commissione Jan Zalasiewicz, professore all’università di Leicester (Regno Unito) e favorevole all’ufficializzazione dell’Antropocene, ha segnalato irregolarità nel voto. Mercoledì ha annunciato la richiesta ufficiale di annullare il voto, condivisa dal vice-presidente Martin Head della canadese Brock University.

L’«Antropocene» che fa litigare gli scienziati è entrato da tempo nell’uso comune per indicare la profonda impronta della specie umana sul resto del pianeta. Nessuno, a parte qualche negazionista climatico, osa contestarne la portata. Ma stabilire la periodizzazione ufficiale della storia terrestre è un compito tradizionalmente affidato ai geologi. Finora, la comunità scientifica si era occupata solo di classificare le epoche passate.
A chiedere di considerare l’Antropocene come un nuovo capitolo della storia terrestre è stato nel 2009 un gruppo di studiosi di varie discipline denominato «Anthropocene Working Group». Per la prima volta, dunque, ai geologi è stato chiesto di stabilire le dimensioni di un mutamento planetario proprio mentre accade. Da allora, e fino al voto di pochi giorni fa, il dibattito a colpi di evidenze scientifiche non si è mai fermato.

Le ragioni a favore della nuova periodizzazione non mancano: con tutta probabilità Homo sapiens è all’origine dell’inquinamento degli ecosistemi, della perdita della biodiversità che ci fa parlare di «sesta estinzione di massa» – la quinta riguardò i dinosauri – e del riscaldamento climatico. Sono fenomeni globali riconosciuti da tutti o quasi. Gli esperti però non hanno condiviso la proposta di far partire la nuova era dal 1945: è l’anno in cui furono effettuati i primi test nucleari, che hanno depositato tracce di elementi radioattivi oggi presenti in diversi ambienti naturali. Il 1945 segna anche l’inizio del dopoguerra e della grande accelerazione del cambiamento climatico provocato dall’industrializzazione.

Far coincidere l’Antropocene con l’era atomica è parso riduttivo a molti geologi. Vari studiosi contrari hanno spiegato al New York Times che l’impatto umano sull’ecosistema è diventato riconoscibile molto prima. Forse già con l’inizio dell’agricoltura, con la colonizzazione dell’Oceania o con la rivoluzione industriale.
Altri hanno respinto la proposta sostenendo che lo stravolgimento ambientale provocato dagli esseri umani non rappresenti una nuova epoca ma sia piuttosto un «evento». Cioè un periodo limitato nel tempo che divide l’Olocene da un’epoca successiva di cui però non conosciamo ancora i connotati. Se così fosse, le microplastiche che ricoprono il fondale degli oceani e le vette dell’Himalaya avrebbero lo stesso ruolo del sottile strato di iridio che separa le rocce dell’epoca dei dinosauri da quelle successive, e che secondo i geologi rappresenta la polvere dell’asteroide caduto sulla Terra 66 milioni di anni fa. La pensa così Jan Piotrowski, geologo all’università danese di Aarhus.
Secondo lui l’impatto umano sul pianeta lascerà tracce ineludibili nella geologia terrestre. Però ha votato contro. «Toccherà a chi verrà dopo di noi – dice – decidere come chiamare la prossima epoca». Sperando che ci sarà ancora qualcuno per farlo.

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