Uno stop imprevisto alla mega Bayer. Con una decisione inattesa l’Antitrust europeo ha bloccato l’acquisizione da parte del gigante tedesco della chimica del colosso americano delle sementi e delle tecniche Ogm che risponde al nome di Monsanto, bersaglio da un buon decennio delle proteste degli ambientalisti per finire con la recente querelle sulla tossicità del glifosato, erbicida ritenuto cancerogeno.
L’operazione da ben 56 miliardi di euro darebbe vita alla multinazionale agrochimica più grande al mondo. Bruxelles non ha ritenuto sufficienti gli impegni di vendita di alcuni asset – non resi noti finora – proposti a fine luglio dalle due società. Il nuovo gigante avrebbe la leadership assoluta nei settori degli erbicidi non selettivi, delle sementi e dei tratti genetici agronomici, oltre che nell’agricoltura digitale, con il rischio di «ridurre la concorrenza in una serie di diversi mercati che porterebbero a prezzi più alti, qualità inferiore, meno scelta e meno innovazione».
È prematuro però considerare scampato il rischio della megaconcentrazione: anche le altre mega fusioni che hanno caratterizzato il settore della chimica – DuPont-Dow e ChemChina-Syngenta – erano passate da un primo stop di Bruxelles che aveva ugualmente aperto indagini approfondite. Queste erano poi state chiuse positivamente dopo gli impegni presi dalle società per disinvestire alcuni settori chiave come pesticidi e ricerca nel primo caso, e pesticidi e concimi nel secondo.
La concentrazione nel settore ha numeri spaventosi: secondo la denuncia di Coldiretti, se arrivasse il via libera a Bayer-Monsanto, il 63 per cento di tutte le sementi e il 75 per cento degli agrofarmaci si troverebbero nelle mani di sole tre multinazionali al mondo.
Situazione molto simile ci sarebbe nelle tipologie di semi sul mercato, dalla colza al cotone, e per quello dei tratti genetici, che consentono la creazione di piante resistenti o tolleranti ai pesticidi o con determinate caratteristiche fisiche. Gli agricoltori di tutto il mondo farebbero fatica a non usare semi di altre aziende.
La Commissione Ue ha ora tempo sino all’8 gennaio 2018 per prendere una decisione finale sulla fusione, mentre la Bayer resta fiduciosa di riuscire a chiudere lo stesso l’operazione entro il 2017 come inizialmente previsto. «La società si aspettava un’ulteriore revisione», si legge in una nota, e ora «si aspetta di continuare a lavorare in modo costruttivo con la Commissione Ue per ottenere la sua approvazione entro la fine dell’anno». La Bayer è infatti restata positiva in borsa mentre Monsanto ha avuto oscillazioni lievi.