L’angoscia degli scampati, senza una idea del domani
«Foglie cadute», Berlino, Jüdisches Museum – Menashe Kadisham
Alias Domenica

L’angoscia degli scampati, senza una idea del domani

Dopo la Shoah Chiusa l’esperienza dello sterminio, iniziò il dramma del dove andare e del che fare. I sopravvissuti si trasformarono in profughi, prima di diventare pedine della diplomazia: «La liberazione dei campi», da Einaudi
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 16 aprile 2017
«Eravamo scampati alla morte, non ne avevamo più paura; iniziò la paura della vita»: con queste parole Hadassah Rosensaft racconta il sentimento prevalente di molti ebrei sopravvissuti alla Shoah al momento della liberazione. Avevano perso le famiglie, gli amici, le proprie case e non avevano dove andare, perché non c’era nessuno ad attenderli da qualche parte. Freddie Knoller, internato a Belsen, descrive così l’arrivo delle truppe britanniche: «nessuno esultò. Un silenzio angoscioso caratterizzò il momento della nostra liberazione: eravamo troppo deboli, avevamo patito troppo per potere gioire». Contrariamente alla rappresentazione oleografica che alcuni film hanno fissato nel nostro immaginario, il...
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