Lavoro

Landini vede uno «spiraglio» ma per il momento non si fida

Landini vede uno «spiraglio» ma per il momento non si fidaIl segretario Fiom Maurizio Landini

Fiom Cautela rispetto all'offerto di un incontro. Airaudo «pontiere»

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 10 luglio 2013

La Fiom vuole una risposta nero su bianco. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Deve essere per questo che la segreteria nazionale non ha intenzione di sbilanciarsi sulle aperture di Sergio Marchionne che ieri, durante la visita allo stabilimento abruzzese, si è detto «più che disposto» a incontrare il sindacato. Tutto bene? Un momento: «Ma senza mettere in discussione gli accordi già presi con la maggioranza dei sindacati» – e qui è il Marchionne di sempre. Anche se quella di ieri suona effettivamente come un’apertura, un atto quasi dovuto dopo la sentenza della Consulta che ha dato ragione all’organizzazione guidata da Maurizio Landini, e dopo lo «sgarbo» istituzionale della presidente della Camera Laura Boldrini – il rifiuto di un invito in fabbrica – che ha parecchio irritato il manager dei due mondi. Apertura non così netta però da far sbottonare Michele De Palma, responsabile nazionale Fiom del settore auto: «Abbiamo scritto a Marchionne per chiedergli un incontro, lui ci ha risposto pubblicamente ma noi prima di replicare abbiamo deciso di aspettare la sua lettera scritta».

Questo per dire quanto sia complicato il primo presunto incontro ravvicinato tra l’ad Fiat e il sindacato più conflittuale, che proprio a partire da questi tentativi di approccio subisce anche attacchi «dalle ali estreme», come quello di Giorgio Cremaschi che fa fuoco e fiamme al solo sentir parlare di «pace», come ha banalizzato la Repubblica titolando un’intervista a Giorgio Airaudo (Sel).

«Pace su che, per fare che? La Fiat continua a lasciare a casa la gente e a sfruttare per due coloro che ha la bontà di far lavorare», ha scritto ieri sul blog di Micromega. Effettivamente, solo per restare al Marchionne «aperturista» di ieri, è la stessa persona che ha detto «vanno bene i diritti ma di diritti rischiamo di morire» a commento della sentenza della Consulta, lo stesso ad che probabilmente riferendosi anche alla presidente della Camera ha aggiunto «non possiamo accettare che comportamenti violenti, di boicottaggio del nostro impegno, vengano considerati esercizio di diritti anche da autorevoli istituzioni». Altro che pace.

Marco Di Rocco, della segreteria Fiom di Chieti, ha colto il discorso contraddittorio, «prima fa un richiamo a un nuovo patto sociale e poi dice che i diritti non sono compatibili col lavoro…». Però, in Abruzzo, ci sono investimenti. «Noi – spiega – ci aspettavamo anche una ripresa occupazionale e invece non ha detto niente. Qui facevamo 1.200 furgoni al giorno con 7.400 operai, adesso ne produciamo 1.050 con 6.200, ci aspettiamo l’assunzione di almeno 200-300 lavoratori, invece Marchionne aumenta i carichi di lavoro e basta. Inoltre, non ha detto quando entrerà in funzione il nuovo veicolo, facciamo restyling su un modello pensato nel 2005». Bocciato, anche se non su tutta la linea.

Federico Bellono, segretario della Fiom di Torino, non si fa illusioni, eppure legge l’apertura di Marchionne come un segnale positivo per andare almeno a verificare se ci sono possibilità di mutare le relazioni tra «opposti». Per Bellono, «l’ad di Fiat certo non ha cambiato idea rispetto a quello che ha fatto negli ultimi anni, però…». Però? «Credo che sulle sue ultime dichiarazioni pesi quello che è successo in questi giorni, la sentenza e poi il rifiuto di Boldrini, credo che la Fiat non si aspettasse questa sentenza e che stia accusando il colpo. La Consulta di fatto ha stabilito che con la Fiom dovrà continuare a fare i conti.

Marchionne ha capito che la sentenza non può essere esorcizzata e poi deve essersi accorto che cominciano a esserci le prime crepe in una certa solidarietà granitica che c’è sempre stata intorno a Fiat. Detto questo, non mi faccio troppe illusioni e non so se si riuscirà a trovare un punto di equilibrio». Bellono, infine, non condivide le critiche di Cremaschi che rivendica più durezza: «Non condivido questa lettura, saremmo dei fessi se cercassimo delle scorciatoie proprio adesso mentre cominciamo a raccogliere risultati importanti».

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