Landini, la lunga battaglia per un sindacato da rinnovare
Congresso Cgil Solo fino a pochi mesi fa pareva impossibile. Maurizio Landini oggi sarà eletto segretario generale della Cgil. L’ultimo a fare il passaggio dalla Fiom alla confederazione fu Bruno Trentin nel […]
Congresso Cgil Solo fino a pochi mesi fa pareva impossibile. Maurizio Landini oggi sarà eletto segretario generale della Cgil. L’ultimo a fare il passaggio dalla Fiom alla confederazione fu Bruno Trentin nel […]
Solo fino a pochi mesi fa pareva impossibile. Maurizio Landini oggi sarà eletto segretario generale della Cgil. L’ultimo a fare il passaggio dalla Fiom alla confederazione fu Bruno Trentin nel 1988 e basterebbe questo a farlo entrare nella storia di questo sindacato.
Nelle settimane che sono passate fra la proposta di Susanna Camusso e ieri, l’accusa che gli è stata più rivolta è quella di essere «un movimentista» vicino al M5S. A smentirla basterebbe il fatto che Landini non ha mai avuto alcun rapporto con qualsivoglia esponente cinquestelle e i suoi giudizi sul governo sono stati duri fin dal principio: «Per la prima volta abbiamo un governo che è basato su un contratto privato e non discute con nessuno».
I preconcetti di tanti suoi detrattori sono già stati spazzati via nell’anno e mezzo passato in segreteria confederale. Chiamato da Camusso dopo la firma del contratto dei metalmeccanici su richiesta di quei pensionati dello Spi che ora capeggiavano i riformisti contrari alla sua successione, Landini ha subito conquistato la stima di tutti i componenti della segreteria per capacità di lavoro comune, rispetto delle competenze e collegialità.
Ha lavorato su deleghe simili e comuni con il suo avversario fino a ieri notte, Vincenzo Colla, avendo uffici vicini a Corso d’Italia. Si conoscono da tanti anni, entrambi sono emiliani ma con storie differenti. Se Colla, piacentino, è sempre stato vicino al Pd, Landini, reggiano testardo, non ha tessere di partito dai tempi del Pci: «In tasca ho solo quella della Cgil e dell’Anpi», ricorda sempre.
La battaglia per i diritti partita a Pomigliano nel 2010 e vinta in Corte costituzionale nel 2015 contro la Fca di Marchionne lo ha fatto diventare un personaggio e il simbolo del riscatto dei deboli. Ai tempi della fallita Coalizione sociale tutti pensavano puntasse a diventare un leader politico – lo pensò soprattutto il Fatto – e invece fin da quel giorno il suo obiettivo era prettamente sindacale: diventare segretario della Cgil per cambiarla e avvicinarla ai giovani e ai lavoratori autonomi.
Recentemente applaudito fino a spellarsi le mani dai delegati Cisl e Uil a un attivo della Ricerca, ieri Landini ha fatto le prime foto da segretario coi suoi compagni della Fiom. A Ivano e Angelo che scherzosamente gli dicevano: «Goditi oggi perché da domani ti attacchiamo», ha risposto: «Sì, sì, sì: voi dovete fare la Fiom».
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