Lavoro

Landini: “Il premier è fuori di testa”

Landini: “Il premier è fuori di testa”Il segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini

La Fiom a Palermo Il leader dei metalmeccanici agli operai siciliani: "Come si fa a sottovalutare un'astensione al 63%?". Sì alle trivellazioni Eni: con le tecnologie di oggi si può evitare l'impatto sull'ambiente. E intanto Squinzi si dice "soddisfattissimo" dal Jobs Act

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 28 novembre 2014

Nel suo tour in giro per l’Italia ieri la Fiom ha fatto tappa a Palermo: terra di crisi, dalla Fiat di Termini Imerese fino al call center della Accenture, con ben 262 posti a rischio. Il segretario generale Maurizio Landini non ha perso l’occasione per tornare ad attaccare il presidente del consiglio: «Quando sento dire dal premier che l’astensione, con un 63% di persone che non sono andate a votare, è un fatto “secondario”, io dico che è fuori di testa».

Ma non bastano le elezioni emiliane, Landini è netto anche sul Jobs Act: «Renzi ha fatto anche peggio di Berlusconi sull’articolo di 18 – spiega – Siamo di fronte al tentativo di cancellare lo Statuto dei lavoratori. Quando li puoi licenziare, demansionare, controllare a distanza vuol dire che la libertà e la dignità della persona dentro il luogo di lavoro non ci sono più. L’azienda è proprietaria di tutto».

Il segretario Fiom ha confermato che l’iter parlamentare della delega – contrassegnato da un uso più che disinvolto della fiducia – non influenza la convinzione del sindacato sull’opportunità e la necessità di procedere con la lotta: «Renzi può mettere tutte le fiducie che vuole tanto noi non ci fermeremo – ha spiegato – Noi andremo avanti, quello che è successo ieri (l’altroieri, ndr) in Parlamento è una ragione in più per non fermarci».

Il Jobs Act invece piace parecchio (e non era un mistero) alla Confindustria: ieri il presidente Giorgio Squinzi ha dichiarato che «così come ci è stato presentato da Renzi, ci soddisfa moltissimo». E se lo dicono loro…

Landini si è poi pronunciato sulla nuova base Eni autorizzata ieri dal governo, di fronte alle coste di Licata e Gela. E ha dato giudizio positivo sulle trivellazioni, negando che sia necessariamente un male per l’ambiente: «Il problema è trovare il modo che avvenga senza mettere in discussione l’equilibrio ambientale, con le tecnologie che oggi esistono si può fare», ha spiegato il segretario Fiom.

«L’Eni deve avere un piano nazionale – ha aggiunto Landini – Essendo un’azienda controllata dallo Stato non dovrebbe rispondere solo alle logiche di mercato, ma dovrebbe avere un’idea più generale che riguarda il futuro e l’ambiente. Oggi non c’è un disegno complessivo».

Tante purtroppo le storie di lavoro a rischio o già perso: si va dalla Keller, che domani licenzierà 190 dipendenti, alla ex Fiat di Termini Imerese, dove circa un migliaio di operai, se non si trovano soluzioni, perderanno il lavoro a fine anno. E ancora: c’è l’Ansaldo Breda, in cig fino a fine anno, ma ci sono anche i metalmeccanici del Petrolchimico di Gela, i lavoratori della St Microelectronics di Catania.

Negli ultimi anni a Palermo si sono persi ben 2.500 posti di lavoro e le imprese in difficoltà sono 175 solo nella provincia.

Intanto, parallelamente, gli industriali di Federmeccanica hanno tenuto un’iniziativa in 60 sedi: gli industriali chiedono al governo di rispondere su quattro fronti. Il primo è quello degli investimenti (chiesto anche dal sindacato); poi c’è l’approvazione di una legge elettorale che assicuri governabilità; una riforma del lavoro che dia certezza alle norme; e infine l’abbattimento del cuneo fiscale.

Lo scenario, secondo Federmeccanica, resta quello della «piena recessione»: tra luglio e settembre la produzione meccanica è scesa di un 1,5% rispetto al precedente trimestre (-1,9% rispetto
all’analogo periodo del 2013), mentre la media europea vede un +1,2% tendenziale. Leggermente positivo l’export (+0,8%). L’anno prossimo non è visto con lo stesso ottimismo di Confindustria: «Decremento della produzione, ridimensionamento del portafoglio ordini e calo degli occupati: questa la tendenza che proseguirà fino alla fine dell’anno e che potrebbe limitare fortemente le attese di ripresa per il 2015».

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