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Lanati, il Village e i luoghi alternativi di casa nostra

Lanati, il Village e i luoghi alternativi di casa nostraNew York, hippies

Frammenti Il libro dell'americanista su «The Village Generation», pubblicato da ombre corte

Pubblicato circa 12 ore faEdizione del 5 ottobre 2024

L’americanista torinese Barbara Lanati ha scritto un gran bel libro su The Village Generation, in inglese nel titolo (edizioni ombre corte) in cui ricostruisce l’ampia e variegata storia di minoranze intellettuali e artistiche americane in realtà di più luoghi e anni, e non solo del Village newyorkese, e anche di minoranze politiche o, se si può dire, pre-politiche, in senso largo ma talvolta anche stretto… Le spiagge di Provincetown e il deserto del New Mexico vi hanno il loro posto, alla pari col Village, perché in periodi diversi sono state lo sfondo prescelto da uno o più gruppi come luogo di vita e di confronti. Il cinema ha cantato spesso queste situazioni.

Ho pensato: ma in Italia è esistito qualcosa di simile, sono esistiti luoghi pubblici prescelti da una o più generazioni per ritrovarsi tra persone di ideali simili e di modi di vivere propri, un mondo vicino o dentro quello comune, borghese o proletario che fosse, ma con propri confini e proprio luogo, non solo area di pensiero o culla di comportamenti, luogo fisico di strade piazze locali. La vecchia Heidelberg delle operette, mettiamo, ma anche il Quartiere Latino a Parigi, e luoghi simili in altre piccole e grandi città, e non soltanto in Europa.

Sarebbe un bell’argomento per chi volesse imitare Lanati cercando luoghi e storie simili in Italia, che so? La Porta Romana o la Brera milanesi degli scapigliati, la san Salvario degli studenti torinesi, piazza Bellini o piazza san Domenico a Napoli, che è a due passi dall’università, in certi momenti Trastevere o san Lorenzo a Roma: posti che un tempo si sarebbero detti di bohème, dove ritrovarsi tra simili, ma diversi dal resto della popolazione per stili di vita e per ideali. Sì, ogni città grande o media ha avuto e ha i suoi luoghi di incontro di giovani e di diversi di vario tipo, e ci sono ancora luoghi scelti da giovani che vi trovano o vi aprono locali dove conoscersi e dialogare, di marginali per obbligo e di marginali per vocazione… a volte trafficati anche da quella che i francesi chiamavano la pègre e gli italiani la mala, ai margini della legge.

Oggi, in tante città, sono i luoghi frequentati anzitutto dai giovani immigrati, in cerca di calore comune, e da chi ama mescolarsi con loro, per motivi diversi ma soprattutto perché vi si respira una vitalità che altrove è assente. Vi si respira! E non parlo dei marginali per forza, che la società respinge allontana per evitarli.

Questi luoghi – più frequenti e organizzati, mi pare, a Roma che in altre città – si animano la sera o nella prima parte della notte, e aspettano ancora il Pasolini che li canti, e perlustri e racconti anche se qualcuno a perlustrarli e raccontarli ci ha provato, meglio di tutti Nicola La Gioia non troppo tempo fa. A Milano, ma in anni più lontani, lo fecero egregiamente Umberto Simonetta e lo stesso Arbasino, a Napoli il compianto Enzo Moscato, ma trattando delle marginalità più evidenti.

Di loro – dei loro frequentatori più malmessi, quelli che ci stanno perché non li si aiuta a trovare di meglio – si occupano oggi soltanto certe organizzazioni cattoliche (che sanno bene come tra i più poveri dei loro assistiti avrebbero bisogno di un ricovero e di una cura, non solo di un pasto caldo… Ricordo con una certa commozione quanto fece tanti anni fa a Roma il prete Di Liegro, che ho ben conosciuto, per gli immigrati più emarginati e per i malati di Aids, mentre la sinistra latitava (e continua a farlo).

Beninteso, non è di questa marginalità che Lanati ci racconta, bensì di una marginalità culturalmente all’avanguardia, attiva e non silenziosa, che ha aperto la strada agli hippies e ai contestatori, e che è stata tanto culturale (in senso artistico e soprattutto antropologico) quanto a suo modo politica, come anticipatrice e stimolatrice di movimenti giovanili aperti e attivi.

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