L’amorosa ossessione per le balene e altre immersioni intorno al mare
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L’amorosa ossessione per le balene e altre immersioni intorno al mare

Pubblicati in Italia quest’estate che non finisce due saggi a tema abissale, entrambi con il profilo di cetacei in copertina: sono Come parlare il balenese del londinese Tom Mustill e […]
Pubblicato 12 mesi faEdizione del 12 ottobre 2023

Pubblicati in Italia quest’estate che non finisce due saggi a tema abissale, entrambi con il profilo di cetacei in copertina: sono Come parlare il balenese del londinese Tom Mustill e L’uomo con lo scandaglio di Patrik Svensson (il secondo è edito da Iperborea e si riconnette al filone sfuggente a classificazioni del Libro del Mare di Morten A. Stroksnes, libro dove fatti biografici si mescolano ad una accurata saggistica avvinghiata a riflessioni filosofiche.

HA UN ABBRIVIO VISTOSAMENTE autobiografico anche il libro di Mustill, sottotitolato il futuro della comunicazione animale, che prende le mosse da una vicenda che ha segnato la vita dello scrittore documentarista nel 2015: il mancato scontro con una megattera che ha sorvolato il suo kajak nelle acque del Pacifico davanti a Monterey, ricadendo nell’oceano con le sue trenta tonnellate senza sfiorarlo. Tom Mustill e la sua compagna di avventura (i due erano con un gruppo di escursionisti per avvistare cetacei) non possono dimenticare gli shoccanti momenti dell’incrocio di traiettoria anche perché a ricordarglielo in eterno c’è il web, dove i video della scena ripresa sono diventati virali, e come talvolta accade hanno portato a qualcosa di buono; ad esempio la disamina del contegno della balena effettuata dall’occhio scientifico di etologi e esperti del mondo animale.

PIU’ DI UNO HA COLLEGATO la mancata collisione di bestia e kajak a un cambio di direzione della megattera nella parabola in discesa del suo tuffo, quasi avesse sterzato per risparmiare volontariamente i due umani. Il fatto ha innescato in Mustill il desiderio pungente di comprendere la comunicazione animale, verbale e non verbale, addentrandosi e facendo addentrare i suoi lettori in un mondo di meraviglia.

LO STUPORE PER L’ORBE terracqueo anima anche le pagine di Svensson, che ricorda la sua infanzia di prestiti in biblioteca e la lettura imparata su glossari del mare. Altro elemento di contatto tra i due testi che indagano gli abissi da punti di partenza, geografici ed emotivi, molto distanti è la presenza importante di Rachel Louise Carson, biologia e zoologa statunitense, che specularmente apre le pagine epiche di Mustill e chiude quelle più elegiache di Svensson. Cresciuta nei boschi, aspirante poetessa e scrittrice, nota come la fondatrice del movimento ambientalista per un celeberrimo studio sull’impatto dei fitofarmaci su umani e habitat (Primavera Silenziosa, del 1962), scrisse moltissimo di biologia marina. Focalizzarsi sulle meraviglie della realtà per perdere ogni gusto nel distruggerla, è il lascito di Carson ribadito nei racconti dei due scrittori uomini che potrebbero essere i suoi pronipoti.

LA CURIOSITA’ documentaristica e l’attitudine a comunicare per immagini di Mustill si riversa nella parola scritta; riesce, spiegandolo scientificamente, a fare udire al lettore il canto delle balene. A mostrare da vicino il mondo che gli è caro descrivendo minuziosamente anche la dissezione delle balene: come Pinocchio e Geppetto si entra nei cetacei grazie al racconto del loro esame autoptico, dove ci si imbatte in ambra grigia (secrezione gastrica), in cervelli e peni mastodontici.

CHE IL MESTIERE DELL’AUTORE sia l’audiovisivo è chiaro anche dall’importante corredo al libro di scatti e figure incantatrici: la pelle buccia incisa di cicatrici di una megattera, orche oleose come il mare da cui affiorano, beluga danzanti, ma anche gli spettogrammi dei fischi dei delfini e le mappe linguistiche dei lemmi più parlati in varie lingue organizzate in galassie di relazioni proposte con lo scopo di produrne di analoghe fatte coi vocalizzi di altri animali (per decifrarli). Che formule algebriche applicate alla lingua e l’uso massiccio dell’AI potranno rendere più verosimile la comunicazione con gli animali è la constatazione che serpeggia per oltre trecento pagine, accompagnata come un rumore di fondo da un timore: quello di non essere pronti a sentire ciò gli altri animali avranno da dirci.

SE MUSTILL E’ UN ACHAB gentilmente ossessionato dalle balene al punto di prenderle di petto, Svensson arriva ai capodogli prendendola alla larga, o meglio facendoci prendere il largo con il racconto della storia delle mappe («la fantasia si fece cartografia ») e delle esplorazioni di Magellano descritte dal punto di vista del suo schiavo malese Enrique di Malacca.

LO SCRITTORE ARRIVA all’animale più grande della Terra, la balenottera azzurra, a partire dallo studio del microcosmo marino di amebe e prime alghe. Soprattutto parla di mare attraverso il modo di percepire la natura di personaggi, come Enrique, schivi e meravigliosi che hanno trovato nello studio e nella comunicazione scientifica un mondo per stare e per resistere al mondo: con Rachel Carson anche Robert Dick, il fornaio botanico scozzese a cui si deve la scoperta di fossili che hanno scardinato le teorie evolutive. Personaggi attratti dal mare senza essere mai andati per mare, come Svensson stesso, una dimensione che «non ammette ricordi» e che l’autore, al pari dell’ignaro collega Mustill, indaga e dà alle stampe in onore di un commiato familiare, a riprova che si scandaglia anche per misurare e sopportare i propri dolori.

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