Scuola

Lamorgese scarica la responsabilità delle manganellate sugli studenti

Lamorgese scarica la responsabilità delle manganellate sugli studentiLa protesta contro l'alternanza scuola lavoro e le nuove regole

Il caso In un’audizione deludente al Senato ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese non ha riconosciuto le responsabilità politiche sulla gestione delle piazze dove gli studenti protestavano contro l’alternanza scuola-lavoro il 23 e il 28 gennaio. E ha parlato di «infiltrati» nei cortei provenienti anche da «centri sociali», come se questo fosse sinonimo di illecito e non esistesse in Italia il diritto costituzionale a manifestare di tutti per la sicurezza e la tutela dei diritti fondamentali della persona. Tutto questo dopo la morte all’ultimo giorno di stage di Lorenzo Parelli, 18 anni, che ha sconvolto gli studenti italiani. È un’altra porta in faccia al movimento dopo il «No» al cambio delle regole sulla maturità. Domani nuove manifestazioni di protesta in una decina di città.

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 febbraio 2022

Dopo il rifiuto del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di ridiscutere le regole della maturità 2022 ieri gli studenti hanno ricevuto un’altra porta in faccia dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. La titolare del Viminale ieri è intervenuta al Senato per spiegare le ragioni per cui la polizia ha manganellato studenti indifesi che, a Torino, Roma, Milano e Napoli, hanno protestato il 23 e il 28 gennaio contro l’alternanza scuola lavoro. Eravamo nei giorni successivi alla morte di Lorenzo Parelli, 18 anni, straziato da una putrella di 150 chili nell’ultimo giorno di stage in una fabbrica in provincia di Udine.

La ministra degli interni Luciana Lamorgese
RISPETTO a due giorni fa a Milano, quando aveva ammesso un «cortocircuito» prodotto dalla sua direttiva che limita il diritto di manifestare nei centri cittadini per motivi sanitari legati al Covid, ieri Lamorgese ha evidenziato la sua tesi sugli «infiltrati» appartenenti a «anarchci» e ai «centri sociali» (ha citato Askatasuna di Torino) o ai movimenti dei disoccupati (si è soffermata su quelli napoletani). Come se questo fosse il sinonimo di violenza, di provocazione e di illecito, mentre andrebbe invece evidenziato il diritto di manifestare da parte di tutti contro una morte sul lavoro di uno studente in un paese, e con un governo come quello Draghi, che non riesce a fare nulla di significativo contro la strage di lavoratori, in media tre al giorno. La tragedia che ha colpito Lorenzo Parelli ha dimostrato che questo Stato non tutela, con la sua malintesa «formazione duale», nemmeno gli studenti. Il moto di indignazione, e rabbia, che attraversa le scuole italiane in queste settimane è una reazione a questo mondo orrendo.

NELLA RICOSTRUZIONE parziale letta ieri in aula da Lamorgese questo aspetto politico è stato a dir poco diluito in un paternalismo di ordinanza. Anche il dibattito in aula è stato deludente. Praticamente nessuno ha evidenziato il «cortocircuito» in cui è inciampato il governo. Non si capisce perché le misure che hanno impedito a poche centinaia di studenti di fare cortei verso le sedi locali di Confindustria il 28 gennaio non valevano più il 4 febbraio quando centomila studenti hanno manifestato in 15 città contro l’alternanza scuola lavoro e l’esame di stato voluto da Bianchi. Forse che il Covid è scomparso nel frattempo? O perché il giorno prima il rieletto presidente della Repubblica Mattarella ha esortato ad ascoltare gli studenti?

IL «CORTOCIRCUITO» interessa in realtà il diritto costituzionale di manifestare sia durante una pandemia sia in un momento in cui lo stesso governo tiene a evidenziare un ritorno alla «normalità». Una «normalità» contestata dagli studenti. Salvo il doveroso riconoscimento che i fatti sono «incresciosi», risposte deludenti, niente scuse ai ragazzi picchiati, né riconoscimento delle responsabilità politiche. Solo l’accenno a «eventuali responsabilità anche degli operatori di polizia» che saranno accertate dagli inquirenti. Si vedrà a cosa serviranno le «body cam» indossate dalla celere. Nessuna novità sui codici identificativi.

«LE DICHIARAZIONI della ministra Lamorgese sono assolutamente inconcludenti: girano intorno al problema e pur di non affrontarlo scaricano la responsabilità sugli studenti – sostiene Luca Iannello (Rete studenti medi) – Questo è uno stato che invece di tutelare il diritto alla manifestazione, favorisce la scontro con le forze dell’ordine, che dovrebbero invece essere lì a tutela dei manifestanti». «Se occupiamo ci sospendono, se scendiamo in piazza ci manganellano, se parliamo non ci ascoltano. Queste istituzioni hanno perso credibilità. Non accettiamo più compromessi» è la reazione di Luca Redolfi (Uds) che rilancia gli «stati generali della scuola» che si terranno a Roma dal 18 al 20 febbraio.

DOPO avere ribadito che l’alternanza scuola lavoro non si abolisce Bianchi ieri è sembrato annunciare una «riforma» di questo programma che disciplina gli studenti al lavoro di chi cerca un lavoro precario. Si tratta anzi di potenziarla. A suo avviso le esperienze lavorative degli studenti non devono essere «scollegate, ma dentro un percorso educativo». E che la contestata «alternanza» non è più quella di «dieci anni fa». Cioè quella voluta dal centro-destra con Moratti ministro e portata a regime dal Pd di Renzi nel 2015. Il governo pentaleghista «Conte 1» gli ha cambiato il nome in «Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento» (Pcto). Tutto il Palazzo difende l’idea di scuola che gli studenti invece contestano.

DOMANI ci saranno nuove manifestazioni a Roma e Milano e in un’altra decina di città. Venerdì 18 il movimento della Lupa ha convocato un’altra manifestazione.

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