Cultura

L’amore tossico secondo Paola Gandolfi

L’amore tossico secondo Paola GandolfiVeduta della mostra «Reportage», galleria Bagnai, Firenze

Mostre La personale dell'artista dal titolo «Reportage» presso la galleria Bagnai di Firenze (visitabile fino al 13 gennaio 2024) indaga la sopraffazione maschile sul corpo della donna

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 24 novembre 2023

All’interno dei suoi dipinti Paola Gandolfi lavora sulla donna, sulla sua identità e sulla sua mappa psichica sin dagli anni Ottanta. Ha sempre messo la figura femminile al centro dei suoi quadri proprio per sottolineare la necessità di riportarla al centro del discorso.
Le sue ultime opere, dal titolo Reportage (in mostra fino al 13 gennaio alla Galleria Alessandro Bagnai di Firenze), sono nate diversi mesi fa, nel corso del 2023. Si tratta di una serie di nove tele di grandi dimensioni in cui una donna ingaggia una relazione tossica con un uomo che finirà per annientarla.

SONO DIPINTI ricchi di dettagli che vanno osservati con attenzione, perché ogni variazione (la posizione di una mano, l’accenno di un sorriso) rivela un aspetto dell’immensa inquietudine contenuta in questo racconto. La storia si dispiega progressivamente in atti davanti agli occhi di chi osserva, questi dipinti sono come dei fermo immagine di un’azione che potrebbe prendere vita in una performance.
Questa lotta di possesso e sopraffazione tra due corpi, maschile e femminile, suggerisce un combattimento che non è solo fisico, bensì un duello di forze psicologiche in contrasto. La ragazza, dapprima solitaria e fluttuante forse nella propria stessa luce di un giallo sgargiante, nella seconda tela viene braccata da un uomo, di cui non vediamo il volto, e nonostante i tentativi non riesce a districarsi dalla sua presa.
I due a questo punto hanno i pedi per terra e la luce è stata schiacciata sul pavimento mentre la parete dietro di loro si è appesantita, è diventata grigia.
Nel conflitto tra queste due figure entra in gioco l’inganno, la mimetizzazione (la gamba di lui a un certo punto diventa una gamba femminile) o forse il presagio (al piede indossa una scarpa rossa). I pensieri si ottundono e si sostituiscono, la testa di lei viene rimpiazzata da quella di lui finché la donna, costretta a restare piantata a terra senza poter neanche sollevare le braccia verso l’alto, resta come immobilizzata nell’abbraccio soffocante che le cinge il collo. Ci si avvia a un inesorabile obnubilamento.

LE MANI DI LUI le ostruiscono la vista, poi il suo corpo la sovrasta coprendole la bocca fino a quando le impedisce contemporaneamente di vedere e di parlare scollegandola dal resto del mondo, il volto dell’uomo ora si fa arcigno, il pavimento giallo è sparito e i due sono di nuovo sospesi da terra, attorno a loro resta solo un gravoso grigiore.
Quella che all’inizio del racconto appariva come una festosa luce gialla sembra ormai essere rimasta imprigionata solo dentro la donna, che non può più comunicare, e riverbera sulla sua camicetta che ora è come se emanasse quella stessa luce giallastra.

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