«L’amore secondo Kafka», un ritratto dello scrittore al di là dei suoi universi
Al cinema Il film di Judith Kaufmann e Georg Maas, ispirato al libro di Michael Kumpfmüller, racconta l’incontro di due fragilità
Al cinema Il film di Judith Kaufmann e Georg Maas, ispirato al libro di Michael Kumpfmüller, racconta l’incontro di due fragilità
Franz ha raggiunto la sorella Elli alla colonia estiva. Ha l’aria spaesata, è magro, mangia troppo poco, ma è felice come non gli capitava da tanto tempo. La malattia sembra aver firmato una breve tregua e, situazione ancor più straordinaria, la notte riesce a dormire. Racconta storie a bambine e bambini, anche se non proprio leggere, comunque lontane dalle sue ossessioni. E il giovane pubblico apprezza con sincerità.
Le cose vanno ancora meglio quando l’uomo incontra Dora Diamant. Lei ha venticinque anni, si potrebbe definire una donna emancipata, distante dai luoghi comuni e dalle bassezze che si iniziano a intravedere in Europa. Lui è nato a Praga e di anni ne ha trentanove. Scrive e poi dà fuoco alla carta, è fragile, non è mai soddisfatto e non ha intenzione di mettere un punto alle sue opere o, forse, non vuole rivelare al mondo i demoni che attraverseranno un secolo che si preannuncia orribile.
AD OGNI MODO, in quel luogo incantato sul Mar Baltico, ha inizio una relazione sorprendente e molto intensa che durerà poco. Nemmeno un anno, tra il 1923 e il 1924. Il 3 giugno, infatti, Franz Kafka morirà in un sanatorio austriaco a causa della tubercolosi accanto a Dora, convinto che l’amico fraterno Max Brod avrebbe assecondato la volontà di distruggere tutte le creazioni letterarie. Come sappiamo, fortunatamente, non andò così.
L’amore secondo Kafka di Judith Kaufmann e Georg Maas narra, appunto, gli ultimi mesi dell’autore di Amerika, Descrizione di una battaglia, Nella colonia penale. Settimane che sembrano rappresentare un momento eccentrico nella vita del grande scrittore, rivelando una parte di biografia meno nota. Il film trae ispirazione dal libro di Michael Kumpfmüller, Die Herrlichkeit des Lebens che tradotto significa «La gloria della vita». Curiosamente, nell’edizione italiana si è adottata una soluzione diversa, quasi a mettere in chiaro sin dall’inizio che, imbattendoci in questo lavoro, non avremmo avuto a che fare con insetti giganteschi, oscuri burocrati, tremendi giudici, strambi pittori, capri espiatori.
Lo spettatore, perciò, non è destinato a incontrare Josef K, l’impiegato presso un istituto bancario de Il processo, o K l’agrimensore de Il castello, o Gregor Samsa il protagonista de La metamorfosi, per rimanere ai personaggi tra i più noti e criptici della letteratura del ’900. Il Franz di Kaufmann e Maas è un individuo che intraprende un percorso e che agisce di conseguenza, non si lascia distrarre, non divaga, non si arrovella. Certo, scrive, immagina, lotta con le sue paure, è in perenne conflitto con suo padre e con la famiglia dalla quale non può distaccarsi perché perennemente senza soldi.
NONOSTANTE i suoi pensieri e tormenti, però, a emergere è il Franz innamorato di Dora, quello che vuole semplicemente seguirla a Berlino contro il parere di sua sorella che pensa alla salute del fratello e, soprattutto, contro la volontà del padre che paga le cure. Lui sa di essere malato e di avere poche possibilità di rimettersi, di vivere a lungo. Tuttavia, non vuole soccombere, girando a vuoto e sfinendosi come accade ai suoi alter ego letterari. Da questo punto di vista, L’amore secondo Kafka è la storia di un incontro, di due persone che sapendo di non avere tempo a disposizione, decidono di trascenderlo.
Nel centenario della morte di Kafka, sono tante le iniziative per ricordarlo e per studiarlo nuovamente. Ad esempio, al Goethe-Institut di Roma il 13 novembre si avvia un ciclo di incontri. Forse, in nessuno di questi, i sentimenti che animarono Franz e Dora saranno al centro delle riflessioni.
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