L’amianto è ancora tra noi e le bonifiche sono in ritardo
Fibra killer Dossier Legambiente: almeno 370 mila edifici contaminati in Italia. Oltre 21 mila casi di mesotelioma dal 1993 e 6 mila morti ogni anno
Fibra killer Dossier Legambiente: almeno 370 mila edifici contaminati in Italia. Oltre 21 mila casi di mesotelioma dal 1993 e 6 mila morti ogni anno
«Liberi dall’amianto?», il titolo dell’ultimo dossier Legambiente sulla fibra killer: la risposta è no. Secondo le cifre diffuse dall’associazione ambientalista l’Italia è in fortissimo ritardo nell’applicazione di una legge che risale ormai a 26 anni fa, la 257 del 1992. Un esempio per tutti: in Sicilia solo un comune su cinque (il 21,5%) si è dotato di un piano di smaltimento, misura che d’altronde è ancora inesistente in diverse altre Regioni. Purtroppo però di amianto – e in particolare di mesotelioma, il tumore incurabile causato dalle polveri di questo materiale ormai bandito – ci si continua ad ammalare e a morire: secondo i dati Inail, sono 21.463 i casi di neoplasie maligne tra il 1993 e il 2012, di cui il 93% a carico della pleura e il 6,5% (1.392 casi) peritoneali, e oltre 6 mila i morti ogni anno.
LEGAMBIENTE HA sottoposto un questionario a tutte le Regioni, e hanno risposto solo in 15 su 21: sulla base dei dati raccolti, sul territorio nazionale sono 370 mila le strutture dove è presente amianto, per un totale di quasi 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto. Di queste 370 mila strutture, 20.296 sono siti industriali (quasi il triplo rispetto all’indagine del 2015), 50.744 sono edifici pubblici (+10% rispetto al 2015%), 214.469 sono edifici privati (+50% rispetto al 2015%), 65.593 le coperture in cemento amianto (+95% rispetto al 2015%) e 18.945 altra tipologia di siti (dieci volte di quanto censito nel 2015). In base a questo autocensimento, sono 1.195 i siti in cui si dovrebbe intervenire a bonificare con una maggiore urgenza.
Lo smaltimento rimane uno degli anelli deboli della catena: le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto sono solo 8 (erano 11 nel 2015) per un totale di 18 impianti (erano 24 fino a pochi anni fa). Oggi gli impianti sono quasi pieni, le volumetrie residue comunicate con i questionari sono pari a 2,7 milioni di metri cubi (un terzo in meno rispetto ai 4,1 milioni del 2015) e sarebbero a malapena sufficienti a smaltire i soli quantitativi già previsti, ad esempio, dal Piano della Regione Piemonte, che stima in 2 milioni di metri cubi la mole delle coperture in cemento amianto ancora da bonificare.
NON SI VEDE LA LUCE neanche per i nuovi impianti previsti dai vari piani regionali sui rifiuti: solo la Basilicata ha previsto 2 impianti da 100 mila metri cubi di materiale; Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Puglia non indicano un numero esatto di impianti previsti ma solo la necessità di averne di nuovi nel proprio territorio. Legambiente ricorda che secondo i dati di Ispra, nel 2015 nel nostro Paese sono stati prodotti 369 mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto (71% al Nord, 18,4 al Centro e 10,6 al Sud). Di questi, 227 mila tonnellate sono state smaltite in discarica (prevalentemente «rifiuti da materiali di costruzione contenenti amianto», che rappresentano il 94,4% del totale dei materiali contenenti amianto smaltiti negli impianti), mentre 145 mila tonnellate sono state esportate nelle miniere dismesse in Germania.
Nonostante le tante lacune e i ritardi, si possono segnalare alcune buone esperienze. In Sicilia la Regione, insieme a Legambiente locale, ha promosso una campagna di informazione, sensibilizzazione e assistenza rivolta ai cittadini e ai consumatori sui pericoli per la salute e l’ambiente derivanti dall’esposizione all’amianto. Obiettivo: aumentare la consapevolezza sul fenomeno e le conoscenze circa gli strumenti per ridurre e prevenire i rischi dell’inquinamento.
IN PUGLIA, DA ALCUNI anni è partita «Puglia eternit free», la prima campagna regionale di informazione sul rischio amianto promossa da Legambiente locale con la Regione e Teorema Spa, un progetto mirato alla rilevazione statistica di amianto nelle aree urbane, industriali e agricole.
In Toscana, segnala la Regione, dallo scorso anno i soggetti che nel corso della loro vita professionale sono stati esposti ad amianto in maniera significativa possono beneficiare di un programma di sorveglianza sanitaria a loro specificatamente rivolto.
INFINE UNA RICHIESTA importante al Parlamento e al prossimo governo: la avanzano Leu, Possibile e Green Italia, con una petizione su Change.org che ha già raggiunto quasi 45 mila firme – #BastaAmianto. Si chiede all’esecutivo di ripristinare gli incentivi per la rimozione dell’amianto dai tetti, assurdamente revocati nel 2012, e di collegarli all’installazione di pannelli fotovoltaici.
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