Internazionale

L’ambasciatore-colono Friedman prende a picconate Gerusalemme Est

L’ambasciatore-colono Friedman prende a picconate Gerusalemme Est

Gerusalemme Domenica il diplomatico ha abbattuto il muro che apre la "Via dei Pellegrini", una galleria sotterranea che, dicono i coloni israeliani, in epoca biblica conduceva al Tempio. A rischio le case palestinesi del quartiere di Silwan. Saeb Erekat (Olp): «Friedman è un colono estremista».

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 2 luglio 2019

Usando martelli e picconi, l’ambasciatore americano in Israele David Friedman, l’inviato della Casa Bianca Jason Greenblatt, il senatore Usa Senator Lindsey Graham, l’ex sindaco di Gerusalemme Nir Barkat, e altre personalità israeliane o giunte dagli Stati uniti, domenica hanno abbattuto l’ultimo “muro” oltre il quale si accede alla “Via dei pellegrini”, una scala-strada sotterranea che, secondo la tradizione, era impiegata dai pellegrini per recarsi in visita al Secondo Tempio di Gerusalemme. «Questo posto ci consente di tornare indietro nel tempo, di far rivivere la Bibbia… A chi a suo tempo ha espresso contrarietà alla decisione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele dico che questa strada può essere una risposta», ha proclamato con enfasi l’ambasciatore Friedman confermando con le sue parole il pieno appoggio dell’Amministrazione Usa al movimento dei coloni ebrei, il laboratorio ideologico del governo israeliano.

Il “sito archeologico” appena inaugurato è uno degli ultimi progetti della Ir David Foundation, più nota come Elad, la “società immobiliare” dei coloni impegnata nell’acquisizione – in tutti i modi – di proprietà ed abitazioni arabe a Gerusalemme Est, la zona palestinese della città occupata militarmente da Israele nel 1967. E se prima la Elad godeva solo del sostegno politico del governo e di associazioni sioniste religiose locali e internazionali, oggi può contare anche su quello di Donald Trump e del suo entourage. E sui soldi di Miriam e Sheldon Adelson, miliardari con doppia cittadinanza, americana e israeliana, finanziatori della “Via dei Pellegrini” e di tanti altri progetti dei coloni.

Alla Elad e agli Usa non importa che si scaverà sotto le case di Silwan, quartiere palestinese ad alta penetrazione dei coloni israeliani che vi hanno costruito il cosiddetto “Parco Nazionale della Città di Davide” in onore di re Davide che avrebbe vissuto in quest’area situata a poche centinaia di metri dal Muro del Pianto. Che ciò sia vero non è dimostrato sembra ombra di dubbio. L’archeologia ufficiale avverte che la prova inconfutabile della presenza di re Davide nell’area di Silwan non c’è. L’archeologia politica, quella dei coloni, al contrario non ha dubbi ed è impegnata a portare avanti i suoi obiettivi, incurante della storia di Gerusalemme negli ultimi duemila anni e, naturalmente, della presenza a Silwan di migliaia di abitazioni palestinesi. La “Via dei Pellegrini”, 350 metri di lunghezza e 7 di larghezza, sarà completata in un anno ed è inserita in un ampio piano di sviluppo “turistico” gestito sempre dalla Elad che guiderà i visitatori stranieri in percorsi nella Gerusalemme araba sulla base della narrazione dei coloni.

I palestinesi di Silwan, aiutati da poche decine di attivisti israeliani, protestano nella totale indifferenza del resto del mondo. «Le vite di coloro che abitano a Silwan sono a rischio a causa di questi progetti di insediamento coloniale – ci dice un portavoce del Centro informazioni di Wadi Hilweh (Silwan) – questo tunnel (Via dei Pellegrini) è parte di una rete di gallerie sotterranee che da 13 anni si scavano qui sotto. A marzo abbiamo avuto frane in diverse aree e il comune (israeliano) ha classificato cinque case come pericolanti. Ma i lavori di scavo non si fermano, vanno avanti, perché sono un progetto politico e perché i coloni vogliono spingere gli abitanti ad andare via». Ai palestinesi, sottolinea il Centro informazioni di Wadi Hilweh, non è stato dato accesso a tutti i cantieri e non hanno potuto vedere le opere in corso che minacciano l’intero quartiere. Qualche anno fa una ottantina di abitazioni palestinesi di Silwan, “abusive” secondo il comune di Gerusalemme, rischiarono la demolizione. Le ruspe furono fermate dalle proteste internazionali, oggi totalmente assenti.

Protesta anche l’Olp. Il suo segretario, Saeb Erekat, ha etichettato l’ambasciatore Usa Friedman, un noto sostenitore della destra ultranazionalista israeliana, come un «colono estremista». Per la Giordania, custode dei luoghi santi islamici a Gerusalemme, «I tentativi di ebraicizzare la Città Santa e modificare la realtà sul terreno nella zona occupata sono una violazione del diritto internazionale e rischiano di alimentare le tensioni».

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