Visioni

L’amaro sapore della vita dentro una «Scatola di biscotti»

L’amaro sapore della vita dentro una «Scatola di biscotti»Marina Confalone in «La scatola dei biscotti» – foto di Serena Petricelli

A teatro Marina Confalone protagonista della piéce su testo di Maurizio De Giovanni per la regia di Andrea Renzi

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 23 dicembre 2023

Marina Confalone è una delle più grandi attrici della scena italiana. La sua sola presenza su un palcoscenico offre tutte le sfumature di certezze e dubbi (e le migliori risate) che una piéce teatrale può offrire allo spettatore. Attorno a lei ruota la nuova produzione del Teatro di Napoli, in scena al San Ferdinando (fino a domenica 7 gennaio), su testo di Maurizio De Giovanni e per la regia di Andrea Renzi: La scatola di biscotti. Una storia piuttosto «normale»: una donna «fuggita» a Roma dal paese d’origine, dove si trova a tornare dopo trent’anni per la morte della madre. Ma ha avuto nel frattempo la volontà e la forza di cambiare completamente la propria vita, e di «chiudere» quindi col proprio passato. Si intravede, accennato nei suoi convenevoli parentali, che oltre a una condizione lavorativa di successo, abbia anche una relazione con colui che dovrebbe essere il suo amministratore, senza per questo sentirsi impegnata o condizionata.

È LEI STESSA che ce lo racconta mentre si confronta con i personaggi che aveva lasciato al paesello al momento della partenza: sua madre, l’ex fidanzato e un’amica molto coinvolta e collaborativa. Su questa traccia del racconto, c’è da ridere più che da commuoversi: la sua disinvoltura dell’oggi spiazza continuamente anche le reazioni dei suoi «ricordi». Tutti ammirati, ma anche un po’ «invidiosi» e comunque fieri del suo successo. Evocandoli dalle vecchie fotografie conservate e ritrovate, come dice il titolo, in una «scatola di biscotti», finiranno, tra l’ammirazione, il rimpianto e anche un po’ di invidia, con il far esplodere la situazione di lei. Che naturalmente prenderà gradualmente coscienza di non poter continuare a mentire a se stessa: scopriremo così che il suo successo «in trasferta» romana, e perfino il rapporto di «padronanza sessuale» col suo amministratore, sono molto meno certi e gratificanti di come era pronta a esibirli ai suoi antichi parenti. Per arrivare così al colpo di scena finale che rende parecchio più amaro il sapore di quei «biscotti».

Una donna torna nel paese d’origine dove fa i conti con i fantasmi del presente

LA REGIA di Andrea Renzi costruisce in quell’interno domestico popolato di fantasmi una danza di gruppo, garbata e affascinante quanto anche crudele. La mamma, il fidanzato e l’amica di gioventù sfoderano la naturalezza che il tempo rende storica, simpatici e accattivanti (e bravissima Chiara Baffi, mamma di trent’anni prima, piena di premure e di ingenuo buon senso) come tutti i bei ricordi lontani. In quel paesaggio domestico che Lino Fiorito veste di una precisione fuori del tempo, matura anche, e soprattutto, l’amara maturazione della protagonista: brava come sempre Marina Confalone che fa pendere e spostare i cuori del pubblico nella sua marcia verso la «sconfitta». L’attrice come si sa e si è detto, è maestra di palcoscenico, ma proprio perché ne sa costruire e comunicare il «non detto».
Qui deve misurarsi con la scrittura di De Giovanni, giallista e scrittore e sceneggiatore di grandissimo successo, ma che pur abituato ormai a praticare da best seller tutti i linguaggi, proprio col teatro deve ancora affinare certe caratteristiche che del linguaggioscenico sono caratteristica principale e indispensabile, poiché soprattutto sul corpo vivo degli attori il racconto deve navigare.

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