Economia

L’altro scudo che fa litigare il governo è il «Salva Stati»

L’altro scudo che fa litigare il governo è il «Salva Stati»

I conti del Papeete Dopo la Lega i Cinque Stelle attaccano Conte, che smentisce: "Non esiste alcuna emergenza, il parlamento italiano è sovrano". Salvini: "Conte dica la verità". Convocato d'urgenza un vertice di maggioranza venerdì alle 8,30. Il presidente del parlamento Ue Sassoli (Ue): "L'ha negoziato Salvini". "E' uno strano rumore" sostiene il ministro per gli affari europei Amendola

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 20 novembre 2019

Si chiama «European Stability Mechanism», significa «Meccanismo Europeo di Stabilità», acronimo: «Mes». Che poi in inglese suona come «Mess», cioè casino. Ed è un altro pasticcio quello in cui è piombato ieri il governo dopo che le destre, leghisti in testa con Salvini, hanno fatto circolare la voce per cui il presidente del Consiglio Conte avrebbe firmato «di nascosto» una modifica alla riforma senza il consenso del Parlamento italiano. Ipotesi smentita da Palazzo Chigi. Non ci sarebbe alcuna «emergenza» sulla questione. Il governo sarebbe pronto a prendere tempo fino al rinvio della discussione se non si dovesse trovare un accordo complessivo in ambito europeo. Se ne parlerà il 4 dicembre.

Creato nel 2012, il «Mes» fornisce assistenza ai Paesi dell’Eurozona che hanno seri problemi finanziari; raccoglie fondi sul mercato dei capitali e mediante transazioni sul mercato monetario. È un’istituzione intergovernativa non pagata dai contribuenti e può prestare fino a 500 miliardi di euro. Attualmente ne vale 383. La sua approvazione non è scontata, visto che è necessaria l’unanimità tra i 19 membri dell’Unione Europea. La posizione del governo è: se la riforma non rientra in un «pacchetto», si rinvia. Per la Lega, invece, l’Italia sarebbe d’accordo su un testo diverso da quello sul quale il parlamento a luglio ha approvato una mozione. Da qui la richiesta a Conte di chiarire in aula. Dal governo hanno fatto sapere che il ministro dell’Economia Gualtieri ha scritto al presidente della Commissione Finanze al Senato Bagnai per farsi ascoltare il 27 novembre.

Ieri alla carica dei salviniani del (centro)destra si sono aggiunti i Cinque Stelle della Commissione Finanze che hanno lanciato un attacco a Conte. «La riforma del Mes – sostengono – sta andando proprio nella direzione che il Parlamento voleva scongiurare. Chiediamo al “Capo Politico” di far convocare un vertice di maggioranza, perché sul Mes noi non siamo d’accordo». Luigi Di Maio, il «capo» in questione, sarebbe stato informato prima della diffusione della nota che attacca Palazzo Chigi. A nulla sembrano essere servite le spiegazioni di Conte. L’accusa, a quanto pare, è quella formulata da Salvini: «Sarebbe alto tradimento trasformare il fondo salva-stati in un fondo ammazza stati che mette a rischio il risparmio degli italiani o i titoli» di Stato. Per il chiarimento è stato convocato d’urgenza un vertice di maggioranza venerdì alle otto e trenta del mattino.

Il caso è scoppiato a freddo sull’altra sponda della maggioranza. Per mettere un puntello ieri è intervenuto il presidente del parlamento europeo David Sassoli (Pd) che ha ribaltato l’argomentazione di Salvini: «Mi fa specie – ha detto – che siano le forze che hanno contrattato questo fondo a volerlo ridiscutere, perché la trattativa è stata portata avanti dal ministro Tria. Adesso forse Salvini ci avrà ripensato». Il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola si è detto stupito per lo «strano rumore» sollevato da chi «solleva oggi dei dubbi ma era al governo quando si faceva questo negoziato». È un altro modo per fare pagare il conto del Papeete, dopo i 23 miliardi trovati per bloccare l’Iva.

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