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L’altra Berlino tifa Alexis, imbarazzo Spd. Ma la «Faz» aizza Merkel

L’altra Berlino tifa Alexis, imbarazzo Spd. Ma la «Faz» aizza MerkelBerlino, manifestazione in solidarietà con il neoeletto governo greco

Le reazioni IGMetall, Dgb e sindacati solidali con i greci

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 7 febbraio 2015

Di Germania non ce n’è una sola. Per fortuna. Ci sono i democristiani della Cdu, come la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble che considerano Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis due piantagrane da ricondurre a più miti consigli. Ma ci sono anche i partiti di opposizione, in particolare la Linke, che solidarizzano apertamente con il nuovo governo ellenico. Come solidali con Atene si mostrano i principali leader sindacali del Paese, che hanno promosso l’appello «La Grecia dopo il voto – Non un pericolo, ma una chance per l’Europa»: una presa di posizione molto rilevante (e niente affatto scontata), condivisa dai numeri uno della confederazione unitaria Dgb e di tutte le principali federazioni di categoria, da quella dei servizi (Ver.di) ai metalmeccanici della IgMetall.

La discussione a Berlino è vivace. Dal fronte dell’austerità a tutti i costi, fra le voci più isteriche spicca quella di Kurt Lauk, leader dell’ala ultra-liberista della Cdu: il «tradimento delle riforme» da parte dell’esecutivo targato Syriza «mette a rischio l’unità dell’Europa». Per Philip Plickert, editorialista dell’autorevole testata liberal-conservatrice Frankfurter Allgemeine (Faz), Atene non meritava nemmeno la gentile concessione della Banca centrale europea di poter erogare fino a 60 miliardi di euro agli istituti di credito a corto di liquidità (in forma di Ela – Emergency Liquidity Assistance). Il governo greco è «come un automobilista che guida contromano», al quale va fatto capire che sta sbagliando, con le buone o con le cattive: se Tsipras e Varoufakis non si danno in fretta una regolata, «la Bce potrebbe e dovrebbe minacciare di chiudere anche il rubinetto di quei 60 miliardi». Per l’editorialista della Faz, a quel punto «Atene tornerebbe alla ragionevolezza – e sarebbe un segnale per altri potenziali automobilisti che viaggiano contromano». Gli spagnoli sono avvisati.
I socialdemocratici della Spd cercano di collocarsi in mezzo fra i duri della Cdu e le opposizioni. Il segretario Sigmar Gabriel, vice di Merkel nel governo, dopo avere incontrato Varoufakis giovedì sera si è detto «comprensivo» verso le ragioni del popolo ellenico, ha difeso il diritto democratico di scegliere nuove maggioranze, ma è stato chiarissimo nell’affermare che «le conseguenze economiche del nuovo orientamento della politica greca non possono essere trasferite ad altri Paesi». Strana concezione della solidarietà. Un paio di giorni prima era stato già il capogruppo socialdemocratico al Bundestag, Thomas Oppermann, a spiegare che «la Spd sostiene il nuovo governo, ma gli accordi vanno rispettati». Opinioni decisamente più «filo-ateniesi» nella corrente di sinistra che fa riferimento al vice-segretario Rolf Stegner, che ha aderito all’appello dei sindacati.

Piena solidarietà alla Grecia da parte della Linke, che ha manifestato con un sit in davanti al ministero delle finanze. Per la segretaria Katja Kipping servono «trattative ragionevoli e il riconoscimento che esistono alternative all’austerità». Durissima la vicecapogruppo al Bundestag Sahra Wagenknecht contro la Bce: «Funzionari senza legittimità democratica non possono atteggiarsi a padroni di interi Paesi». Critici con Merkel e Schäuble anche i Verdi, per bocca del capogruppo Toni Hofreiter: «Se guardiamo alla situazione attuale in Grecia, salvo qualche irriducibile qui a Berlino non c’è più nessuno che creda ai benefici delle misure dettate dalla troika. Servono riforme, sì: ma diverse da quelle attuate fino ad ora».

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