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L’altra agenda mondiale. Nuove strade e modifica dei rapporti di forza

L’altra agenda mondiale. Nuove strade e modifica dei rapporti di forzaIllustrazione – Pedro Scassa

Opinioni Oggi, per andare alle radici dei problemi, costruire un'altra agenda mondiale significa cercare di sradicare i pilastri sui quali è basato il sistema di potere attuale. La conferenza internazionale dell'Altra Agenda si terrà giovedì, 28 ottobre, alle 16.

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 27 ottobre 2021

Il sistema che oggi domina il divenire del mondo è ispirato e guidato dalla  logica del potere e del dominio. L’Altra Agenda Mondiale deve essere ispirata e guidata dalla logica della conservazione e rigenerazione della vita, cioé la salvaguardia, la cura e la promozione della vita di tutti i membri della comunità globale della Terra.  Cambiare rotta  implica avere le idee chiare sulle nuove strade da percorrere e sulle modalità di acquisire le capacità di modificare, seppur parzialmente, i rapporti di forza sociali.

Quali nuove strade?

Oggi, per andare alle radici dei problemi, costruire un’altra agenda mondiale significa cercare di sradicare i pilastri sui quali è fondato il sistema di potere attuale, e di delegittimare i principi che alimentano la forza dei gruppi sociali dominanti.

La finanza privata mondializzata (si pensi ai fondi d’investimento di cui il fondo BlacRock costituisce l’esempio più brutale ma eloquente) e la tecnologia conquistatrice (di cui, per esempio, le imprese GAFAM-Google-Apple-Facebook-Amazon-Microsoft sono la personificazione concreta) sono i due pilastri del potere mondiale da smantellare. La proprietà  privata di ogni forma di vita materiale e immateriale e la pretesa dell’inarrestabile artificializzazione della vita sono i due principi da abbandonare. Essi consacrano la potenza dominatrice dell’”uomo” sulla vita. Il caso dei brevetti sui vaccini e la violenza del rifiuto da parte dei poteri dominanti privati e pubblici di accettare addirittura la sola sospensione provvisoria dell’applicazione dei brevetti (eppur prevista nei Trattati WTO-TRIPs) la dice lunga sul carattere totalitario dei due principi.

Le strade dell’Altra Agenda sopra identificate fanno emergere un dato strategico fondamentale. Alla base della potenza dei due pîlastri e della forza dei gruppi sociali dominanti v’è l’appropriazione privata, il controllo politico e l’egemonia culturale sulla e della conoscenza. Per questo i gruppi dominanti si autodefiniscono  “knowledge based societies and driven economies”.

Il sistema attuale ha ridotto la conoscenza unicamente a tecnoscienza. Tutte le altre forme e dimensioni della conoscenza sono state neglette, discreditate e marginalizzate. I gruppi sociali dominanti hanno imprigionato la conoscenza in concetti mistificatori quali: efficienza, analisi costi-benefici, concorrenza, e, merito, produttività, mercati della conoscenza, Roi (return on investment), utilità, guadagni, competitività, risorse umane, smart economy, digitalizzazione, transizione ecologica, resilienza.

È possibile modificare i rapporti di forza sociali?

Come dimostrano le conquise sociali del 19° e 20°secolo da parte degli operai, dei contadini, delle donne, dei popoli colonizzati, le strade dell’Altra Agenda devono passare attraverso una trasformazione (non transizione) profonda della percezione, concezione e vissuto della conoscenza  Devono passare dalla logica dell’io alla logica del noi. La conoscenza deve essere re-inventata come spirito della vita, l’espressione integrale, collettiva e consapevole della vita, perché essa è coscienza, sentimento di responsabilità comune e ri-conoscimento dell’altro, di tutti gli altri che siamo.

A tal fine, il punto di partenza deve essere un lavoro di denuncia chiara dell’operato inammissibile degli attuali noti predatori della vita  e di delegittimazione della loro egemonia culturale acquisita anche con il sostegno di una buona parte dei poteri pubblici. Un lavoro condotto con determinazione in particolare in tre campi: quello dei costi e dei benefici  (al di là del principio di utilità), quello delle risorse e della loro gestione (al di là della governanza tecnofinanziaria e degli “stakeholders”), e quello dei valori (al di là della sopravvivenza dei resllienti).

Un lavoro, il cui filo conduttore è promuovere legami per una conoscenza rivolta alla liberazione dell’umanità dalle logiche di potere e di dominio. Tre campi dove oggi è pensabile e indispensabile ricostruire solidi rapporti di cooperazione e di solidarietà tra contadini, operai, lavoratori dei servizi “pubblici”, università, giovani, donne, popolazioni indigene, migranti, lavoratori poveri, i nuovi dannati della Terra.

I gruppi sociali  dominanti si dimostrano sempre di più incapaci di risolvere i problemi del mondo. Sarà l’umanità capace di ri-conoscersi?

 

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