L’Alleanza di sinistra dice sì all’adesione della Finlandia alla Nato
Il dibattito Voto favorevole dell’assemblea congiunta tra la direzione e il gruppo parlamentare, il partito resterà al governo. Ma ai deputati è lasciata libertà in Parlamento di esprimersi contro la proposta
Il dibattito Voto favorevole dell’assemblea congiunta tra la direzione e il gruppo parlamentare, il partito resterà al governo. Ma ai deputati è lasciata libertà in Parlamento di esprimersi contro la proposta
Con una lunga intervista ieri mattina al giornale del partito, Kansan Uutiset, la ministra dell’istruzione e leader di Vasemmistoliitto, Li Andersson, ha aperto il dibattito interno all’Alleanza di sinistra sul loro posizionamento politico in merito alla probabile richiesta di adesione della Finlandia alla Nato. La direzione nazionale si è infatti riunita ieri insieme al gruppo parlamentare per decidere se il partito avrebbe potuto rimanere al governo se gli alleati avessero appoggiato la richiesta. Questo passaggio si rendeva necessario perché Vasemmistoliitto, nelle elezioni politiche del 2019, aveva deciso che non avrebbe governato con partiti favorevoli all’adesione all’Alleanza atlantica.
La guerra in Ucraina scatenata da Mosca ha ovviamente cambiato il quadro anche per la nazione con il confine europeo più esteso con la Russia, ribaltando la posizione di un’opinione pubblica da sempre prevalentemente neutralista. Andersson ha chiesto al suo partito non solo se rimanere al governo (dove governano con Verdi, socialdemocratici e centristi) dopo la richiesta di adesione ma anche la possibilità di votare in consiglio dei ministri insieme all’altra ministra della sinistra, Hanna Sarkkinen, a favore della richiesta di adesione. Un doppio mandato per non compromettere l’esperienza di governo che, sostiene la giovane leader progressista, «è condivisa dal 100% del nostro partito anche se abbiamo posizioni diverse sulla Nato».
Andersson è convinta che l’Alleanza atlantica possa diventare un terreno di cooperazione ulteriore con gli altri paesi scandinavi (ad oggi solo Danimarca e Norvegia ne fanno parte) perché «è necessaria una forte voce comune nordica affinché la Nato», sostiene la ministra progressista, «si sviluppi proprio come un’alleanza di difesa e non come un’organizzazione militare che usa la violenza per promuovere “pace e democrazia” nel mondo». «È un tema in cui i paesi nordici possono anche fungere da ampio fronte interno».
L’assemblea congiunta tra la direzione e il gruppo parlamentare ieri ha avallato la linea Andersson con 52 favorevoli, 10 contrari e un astenuto: «La possibile richiesta di adesione alla Nato da parte della Finlandia non è più una questione pregiudiziale per l’Alleanza di sinistra per continuare a lavorare al governo» recita la nota del partito diffusa ieri nel tardo pomeriggio, che sancisce anche la libertà dei propri deputati di votare contro la richiesta di adesione. È possibile che, a differenza delle loro due ministre, la maggioranza dei 16 eletti di sinistra all’Eduskunta (il parlamento finlandese) si esprimerà contro come faranno anche diversi parlamentari degli altri gruppi a partire dai socialdemocratici dell’Sdp, il partito della premier Marin, storicamente su posizioni neutraliste.
In un sondaggio di Yle (la televisione di stato) sulle intenzioni di voto ai partiti, pubblicato giovedì, i socialdemocratici sono scesi al 17,9%, sotto di oltre 5 punti rispetto ai conservatori, perdendo un punto percentuale dalle rilevazioni di marzo.
Ad avvantaggiarsi del calo è proprio l’Alleanza di sinistra che aumenta di oltre un punto sfiorando il 9% e superando, per la prima volta da più di un decennio, i verdi. Nonostante la posizione «pro Nato» della delegazione governativa le continue prese di posizione di autorevoli esponenti e di parlamentari di Vasemmistoliitto contro l’abbandono della neutralità militare hanno reso l’Alleanza di sinistra l’unica forza politica riconosciuta contro l’adesione. Una posizione che, comunque, rappresenta quasi il 40% dell’opinione pubblica finlandese.
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