C’è un conflitto sotterraneo tra i precari della scuola. Un fronte che si è sgretolato all’arrivo della procedura informatizzata di reclutamento adottata due anni fa dalla ministra Lucia Azzolina. Comunemente detto ‘l’algoritmo’, il sistema è entrato poi in funzione dallo scorso anno con il ministro Bianchi che lo aveva definito “un successo”. E invece oggi da un lato della barricata ci troviamo i docenti con titoli e punteggi alti scavalcati in graduatoria da altri con punteggi più bassi o dai riservisti, cioè professori con invalidità civile certificata. Dall’altro questi ultimi che si sentono trasparenti rispetto all’algoritmo. La questione sta emergendo adesso, a 4 mesi dall’inizio dell’anno scolastico, quando il contributo per la disoccupazione sta terminando e il rischio di saltare l’anno, con conseguenze sui punteggi del 2023, si fa più concreto.

COME HA SCRITTO il sito Wired, il software NRMP (National resident matching program) è stato elaborato da Enterprise services Italia e da Leonardo dopo una gara da oltre 5 milioni di euro. Fin dal suo esordio sono stati evidenziati errori nell’abbinamento nome-cattedra che hanno determinato un altissimo numero di rettifiche sulle supplenze. “Questo algoritmo è uno scandalo – dice Miriam, precaria da 16 anni, da Bologna – ha fomentato un tutti contro tutti: vecchi contro giovani, insegnanti di sostegno contro i riservisti, primi in graduatoria contro ultimi. Già La Buona Scuola di Renzi aveva accelerato i processi competitivi tra docenti, ora questo software che è stato progettato male”. “Ero tra le prime in graduatoria – racconta – e come tanti sono stata scavalcata, non riuscendo così neanche a garantire continuità didattica ai miei studenti. È sadico tornare dopo anni alle supplenze brevi”.

SU WHATSAPP sono nati diversi gruppi di precari che, come Miriam, non hanno ottenuto la cattedra annuale nonostante i punteggi alti: uno di questi, con circa 200 insegnanti, si chiama ‘Algotruffa’. In un altro, Gruppo Nazionale Docenti Precari Italiani, è stato prodotto un documento in cui si denuncia che “molti docenti senza specializzazione, inseriti come riservisti, hanno ricevuto incarichi su sostegno che sarebbero spettati di diritto a specializzati” e si sottolinea come “il ‘tutti in cattedra’ all’inizio delle lezioni” dell’ex ministro Bianchi sia “facilmente contestabile con le innumerevoli denunce in ogni provincia”. Si chiede quindi trasparenza nelle graduatorie e nelle liste dei posti vacanti, modifiche al sistema oppure il ripristino della gestione in presenza per le supplenze.

Dall’altro lato però ci sono anche le proteste degli insegnanti che fanno parte delle categorie protette e che in teoria, grazie alla Legge 68/99, godrebbero di una quota di posti riservati a loro, il 7%, per ogni classe di concorso. Per molti di loro la narrazione è opposta: “Per l’algoritmo siamo trasparenti”. “Si sta scatenando una guerra fra poveri – si sfoga Fernanda, riservista di Cosenza – l’algoritmo è impazzito: se non ti trova non ti richiama e non riparte da te, non ti intercetta, anche se hai 100 punti. So che altri precari dicono che noi riservisti scavalchiamo ma non è vero: dopo i primi bollettini non ci hanno più chiamati”.

La stessa cosa si era verificata a settembre 2021 ma era stata prontamente corretta manualmente nel giro di un mese, dopo i reclami. Adesso i riservisti denunciano mancanze di informazioni e risposte e la rabbia sale. Anche loro hanno formato dei gruppi Whatsapp, solo ad uno di questi gli iscritti sono oltre 450. Spiega Franca, da Roma, “più il tempo passa più si rischia di non fare l’anno e perdere punti. Io non voglio il posto a forza perché sono categoria protetta, ho il punteggio, ma non capisco perché non mi si debba dare una risposta: il ministro Valditara ha intenzione di cambiare la lotteria delle cattedre?”.

AI SINDACATI DI SETTORE non risulta che la questione dei riservisti sia così diffusa, tuttavia sul fatto che la procedura informatizzata non funzioni non ci sono dubbi. Hanno tenuto due tavoli tecnici di confronto (uno il 5 ottobre, l’altro il 13) con il ministero dell’Istruzione e del Merito durante i quali hanno chiesto di accedere agli atti sul funzionamento del software e hanno fatto pressione per sanare le incongruenze. Tuttavia le procedure sono ormai partite, l’anno scolastico è in corso e di conseguenza il Ministero non intende agire fino al prossimo agosto. Per la responsabile reclutamento della Flc Cgil, Manuela Pascarella, “i precari sono incazzati neri. Abbiamo riscontrato subito tutta una serie di errori, le regole sui supplenti sono state inserite nel software in un modo non corretto. Nulla è stato fatto lo scorso anno. Ora si sono presentate le stesse questioni, di fatto questo ha innescato tensioni tra i lavoratori. Nel caso del sostegno, per esempio, non si può far sì che gli specializzati vengano scavalcati dai riservisti a discapito degli alunni. Esigiamo una verifica su tutte queste richieste e, se non è possibile utilizzare un software collaudato, il ritorno alle convocazioni in presenza”.

INTANTO DUE TRIBUNALI hanno dato ragione ai precari: a Busto Arsizio e a Velletri i giudici del lavoro hanno accertato il mal funzionamento dell’algoritmo e hanno condannato il Miur a risarcire i ricorrenti. Nel frattempo Antonella, riservista, ha trovato posto come corriere, “mi era finita la Naspi”; Gabriella andrà a fare un esposto ai carabinieri per l’accesso agli atti, Loredana al 27esimo bollettino senza il suo nome è ormai scoraggiata: lei e il marito disoccupato vivono con la sua sola pensione di invalidità. E il target di 70 mila assunti nella scuola entro il 2024 previsto dal Pnrr è sempre più lontano.