L’algoritmo che cambia l’editoria
Lavoro

L’algoritmo che cambia l’editoria

Quinto Stato Lo hanno creato i freelance di Redacta, calcola i compensi dignitosi tra chi fa i libri, e non solo. Una guida per determinare il valore del lavoro è stata definita grazie all’alleanza con i dipendenti. Un prototipo per l’attività sindacale: la fiducia tra le persone insieme alla tecnologia. Il primo maggio dei lavoratori autonomi: quando l’auto-organizzazione crea nuovi strumenti di lotta
Pubblicato 7 mesi faEdizione del 1 maggio 2024

I freelance non si organizzano, rifuggono i sindacati, sono imprenditori di se stessi. Redacta, lo snodo dell’associazione dei freelance Acta che si occupa del lavoro nell’editoria libraria, ha sfidato questa solida convinzione culturale e antropologica e ha costruito un prototipo per l’azione politica e sindacale. Ha realizzato un’inchiesta condotta tra 825 partite Iva, ha stilato una guida pratica ai compensi dignitosi mai realizzata finora e ha creato un algoritmo (il «redalgoritmo», algoritmo redazionale o algoritmo «rosso») per calcolarli. In un settore basato sull’individualismo, e dove dilaga l’auto-sfruttamento e il lavoro gratuito, è una novità. L’uso incrociato di questi strumenti ricorda una strategia antica e insieme nuova: per agire bisogna conoscere la propria condizione, la conoscenza è frutto della cooperazione, il sindacato nasce dalla fiducia reciproca.

«NOI CI RIVOLGIAMO alla nostra parte, prima che alla nostra controparte – afferma l’editor freelance Mattia Cavani di Redacta – Quando ci si mette in una stanza, e si comincia a parlare di esperienze, a condividere problemi, a trovare soluzioni, allora tutto il carico ideologico che grava su questo lavoro tende a scomparire e si riesce a trovare percorsi di azione condivisa. Un esempio è stata la vertenza con la casa editrice de Il Saggiatore nel 2021. La determinazione e la fiducia tra le persone sono state sorprendenti, pur essendo in una situazione di forte disparità hanno trovato la forza in comune».

«L’ASPETTO IDEOLOGICO si avvita con le condizioni materiali di frammentazione e alienazione quando si lavora da casa o nei coworking che sono posti sempre meno accessibili- aggiunge la editor e ghostwriter Silvia Gola di Redacta – In cinque anni di lavoro abbiamo capito che vedersi dal vivo è un modo per dirsi la verità e riconoscere i problemi comuni. È un modo per non pensare che si è poco capaci, e cattivi lavoratori. Su di me ha funzionato molto e anche gli altri dicono «ma che bello fare una riunione».

UN ALTRO STRUMENTO è l’inchiesta. Viene da una tradizione illustre, la «con-ricerca» dell’operaismo, è stata adottata da Redacta: «Lavorando con Sergio Bologna, che di Acta è socio, esiste una continuità con queste pratiche – osserva Mattia Cavani – Non ci siamo mossi con l’idea di continuare una tradizione, ci muoviamo in maniera pragmatica. Se uno si pensa da solo, con l’auto-inchiesta capisce che non è così: si lavora insieme anche quando si è separati. Il lavoro tiene collegati tutti e l’inchiesta permette di uscire da sé. Altrimenti ci sono le ricostruzioni di Confindustria che ha altri motivi per fare ricerca».

TRA CHI HA RISPOSTO al sondaggio il 36.7% vive in Lombardia. Seguono Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte. La maggior parte è nata tra il 1984 e il 1995. Ed è alle prese con redditi bassi, scarse o nessuna tutela. E con la disorganizzazione del lavoro: troppe urgenze ed eccesso di concentrazione dell’attività in certi periodi, e in altri no. L’editoria specialistica e quella scolastica registrano redditi medi più alti. Le attività autoriali sono le meno redditizie, seguite da quelle redazionali. Guadagnano di più gli editor e gli ufficio-diritti.

QUELLO EDITORIALE è un lavoro a prevalenza femminile, la stessa Redacta è composta al 90% da donne. La domanda più ricorrente è: «Possiamo parlare della scelta di avere figli?». Il problema è evidente quando si fa una mediana dei compensi orari netti: per le donne sono il 18% inferiori a quelli degli uomini. Il doppio lavoro è dunque una necessità. E doppia è anche la fatica. Si lavora nei fine settimana, e di notte, in nero e in maniera occasionale. Inoltre con redditi bassi non si lascia casa. Chi dichiara di non mantenersi vive spesso con la famiglia di origine. Fra chi si mantiene, una buona parte vive in condivisione con coinquilini. Per chi lavora unicamente in editoria, il reddito netto medio di chi ha figli tra gli intervistati dell’inchiesta è 21.800 euro, 16.100 di chi non li ha. Fa figli chi può permetterselo. In media si fanno tardi e la tendenza è quella di non averne.

LA PRATICA DELL’INCHIESTA ha permesso a Redacta di incontrare altre associazioni che hanno adottato un metodo simile: «“Mi riconosci” lo fa per i beni culturali, ART workers Italia lo fa per gli artisti. Come noi, anche loro hanno fatto una guida ai compensi – afferma Silvia Gola – Il terziario avanzato sfugge alle statistiche ufficiali: il lavoro è ibrido, le traiettorie professionali sono multiformi. L’inchiesta permette di capire la filiera, fare sindacato è la conseguenza».

DAL SITO DI ACTA è possibile oggi scaricare la guida ai compensi dignitosi e usare facilmente il «redalgoritmo» per calcolarli. «Sono strumenti di consapevolezza e di lavoro che si completano – osserva Mattia Cavani – non siamo un ordine professionale, non c’è modo per imporre le tariffe, il mercato è una questione delicata, ma sapere che il lavoro può essere pagato in maniera dignitosa è importante». «Possiamo calcolare i compensi con pochi click sul nostro sito, in base al contratto dei grafici editoriali – aggiunge Silvia Gola – Così possiamo fare preventivi attendibili. A Bologna, Milano e Roma ho visto reazioni di grande entusiasmo tra chi ha iniziato a usare la guida e l’algoritmo. Noi siamo convinti che questa non è la notte in cui tutte le vacche sono nere».

DEL PROTOTIPO REDACTA se ne parlerà al salone del libro di Torino il 9 maggio alle 12.45. Il titolo dell’incontro è un programma: «I libri sono belli ma la vita di più».

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